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Il nuoto sincronizzato ha alle spalle meno anni di storia rispetto a molti altri sport olimpici, ma non per questo risulta meno interessante o meno ricco di regole e competizioni. Seppur nota come una delle discipline acquatiche tra le più affascinanti, si conosce in genere molto poco della sua nascita e del suo complesso regolamento.
La storia del nuoto sincronizzato
Disciplina tecnico-combinatoria, questo sport unisce nuoto, elementi ginnici e danza. È principalmente uno sport femminile e le atlete che lo praticano (note anche come sincronette) necessitano di una grandissima capacità polmonare e di un’estrema forza fisica che gli permette di eseguire salti e spinte mozzafiato.
In media tre dei quattro minuti che costituiscono la lunghezza dell’esercizio di squadra vengono passati dalle atlete sott’acqua.
Ciò che si ricerca è un tema ricorrente nell’ambito sportivo: la perfezione. In queste gare però, non è solo la performance fisica delle atlete a essere valutata ma anche la loro presenza scenica, l’espressività con cui eseguono gli esercizi e l’armonia tra gli elementi che li compongono e la musica che li accompagna.
Una storia recente
A differenza per esempio della ginnastica artistica, la cui nascita risale ai tempi degli antichi greci, il nuoto sincronizzato è figlio del più vicino XX secolo. La prima competizione si tenne a Berlino nel 1891 e, sempre in questi anni, la pratica comunemente nota al tempo come “balletto acquatico” era usata come esibizione nei teatri di varietà di Londra sfruttando grandi vasche che poste sul palco per l’occasione.
È a partire dal 1907 che questo sport inizia a prendere il largo: Annette Kellerman, nuotatrice australiana, si esibisce quell’anno in una vasca di vetro al New York Hippodrome e viene riconosciuta come la prima ballerina acquatica. Qualche anno dopo, nel 1915 circa, Katherine Curtis fonda un club di danzatrici acquatiche che chiama “Le Sirene Moderne” e introduce le prime figure e formazioni di gruppo in uno spettacolo al Century of Progress World’s di Chicago. Fu a seguito di questo evento che il nuoto sincronizzato venne riconosciuto come tale dall’Amateur Athletic Union (AUU) nel 1941.
La spinta finale necessaria a far conoscere il nuoto sincronizzato in tutto il mondo fu data dal mondo Hollywoodiano. Esther Williams, diva del grande schermo, negli anni ’50 fu la protagonista di “Bellezze al bagno” e interpretò Annette Kellerman in un musical chiamato “Million dollar Mermaid”. La MGM la scritturò poi per un’intera serie di musical acquatici che furono verosimilmente ciò che spinse le giovani di quegli anni ad approcciarsi a quell’elegante disciplina.
Il nuoto sincronizzato in Italia
In Italia il nuoto sincronizzato prende piede a partire dal 1972 quando Romilde Cucchetti, insegnante di nuoto per bambini inizia ad allenare lo stile dorso dei suoi allievi ritmando i movimenti da fare. Qualche anno dopo, nel 1976, viene formata la prima squadra italiana (di cui farà parte la futura pluri-campionessa italiana Patrizia Concordia) e lo sport viene riconosciuto dalla Federazione Italiana Nuoto.
La squadra italiana fa il suo primo incontro internazionale nel 1977 contro la squadra Austriaca, nello stesso anno dei primissimi campionati nazionali. Partecipa poi ai suoi primi Mondiali l’anno seguente a Berlino. La partecipazione alle Olimpiadi richiederà ancora qualche anno, in quanto solamente nel 1984 in occasione delle Olimpiadi di Los Angeles, il nuoto sincronizzato verrà riconosciuto come sport olimpico.
Il regolamento
Le competizioni di nuoto sincronizzato comprendono 4 tipologie di esercizi: obbligatorio, tecnico, libero e libero coordinato. Nel 2007 viene introdotta nel regolamento la divisione tra l’esercizio tecnico e libero; è previsto, infatti, che ogni competizione preveda questi due esercizi che o costituiscono rispettivamente il 50% del punteggio finale, oppure sono premiati singolarmente. Il libero coordinato può essere eseguito in massimo 10 atlete e può comprendere un mix tra tutte e tre le tipologie di esercizio.
Gli esercizi
L’esercizio tecnico prevede che vengano presentati elementi e figure obbligatorie a cui viene assegnato un valore di difficoltà. L’esercizio libero, invece, è un’esibizione senza obbligo di alcun elemento specifico che può essere iniziato già fuori dalla vasca nei 10 secondi concessi prima di tuffarsi in acqua. Entrambi possono essere eseguiti in singolo, in doppio o in squadra.
- Singolo: esercizio tecnico composto da 6 elementi/figure obbligatorie, durata 2 minuti. Esercizio libero durata di 3 minuti.
- Doppio: esercizio tecnico composto da 8 elementi da eseguire non a specchio, durata di 2.20 minuti. Esercizio libero composto da figure che possono essere eseguita anche non simultaneamente; ciò che è richiesto qui è la coordinazione delle due atlete e la sincronizzazione con il corpo della propria compagna, durata 3.30 minuti.
- Squadra: composta da 4 ad 8 atlete. Esercizio tecnico composto da 9 elementi, durata di 2.40 minuti, obbligo di una formazione a cerchio e di una retta. Esercizio libero durata 4 minuti.
La Giuria
Ogni figura proposta ha un coefficiente di difficoltà prestabilito e, per valutare l’esercizio, una giuria composta da 5/7 giudici assegna un punteggio che va da 1 a 10 per merito tecnico, impressione artistica e difficoltà (nel libero)/elementi (nel tecnico). I parametri considerati in questi giudizi comprendono la coreografia, l’interpretazione della musica, l’estensione, l’altezza dei salti, la difficoltà e ovviamente il sincronismo con cui l’esercizio viene eseguito.
Grosse penalità vengono assegnate alle atlete se toccano il fondo o i bordi della piscina o se si esibiscono mancando di presenza scenica e artistica, mostrandosi stanche e non in linea con la musica che le accompagna.
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