Muhammad Ali, una vera e propria leggenda del pugilato e dello sport in generale. Nato Cassius Clay, ma diventato appunto Ali dopo la sua conversione all’Islam. Nato a Louisville il 17 gennaio del 1942 è considerato uno dei migliori pesi massimi di tutti i tempi e tra i maggiori e più apprezzati atleti della storia.
Figura carismatica e molto discussa si è distinto sul ring per la sua potenza ma anche fuori per le sue scelte di vita.
Inizialmente conosciuto con il nome di battesimo Cassius Clay incominciò ad allenarsi all’età di 11 anni. Vinse l’oro olimpico ai Giochi di Roma nel 1960 e nel 1964, all’età di 22 anni, conquistò il titolo mondiale dei pesi sconfiggendo a sorpresa il campione in carica Sonny Liston. Le sue gesta sul ring andarono di pari passo con quello che accadeva all’esterno. Si unì alla setta afroamericana Nations of Islam, cambiando legalmente il suo nome in Muhammad Ali e promuovendo inizialmente il concetto di separatismo nero.
Di particolare importanza nella vita e nella carriera di Ali, quanto successe nel 1967. Tre anni dopo la conquista del campionato mondiale, infatti, Ali si rifiutò di combattere nella Guerra del Vietnam per via della sua religione e del suo pensiero contrario al conflitto. Per questa ragione venne arrestato e accusato di renitenza alla leva. A seguito di questi fatti fu privato del titolo iridato. Non combatté per i successivi tre anni. Riprese solo dopo aver fatto appello alla Corte suprema degli Stati Uniti d’America che decise di annullare la condanna nel 1971.
Muhammad Ali è l’unico peso massimo ad essere stato campione lineare per tre occasioni: nel 1964, 1974 e nel 1978.
Soprannominato The Greatest, Ali vanta un totale di 61 incontri ufficiali in carriera con 56 vittorie e solo 5 sconfitte. Sono invece 37 le sfide vinte per k.o. La sua prima vittoria risale al 1964 su Sonny Liston. Solo una volta ha invece perso per k.o.
In carriera è stato protagonista di alcuni dei più importanti e famosi eventi del mondo pugilistico. Tra questi vi furono la prima controversa sfida contro Sonny Liston, i tre aspramente combattuti match con l’irriducibile rivale Joe Frazier, e il cosiddetto Rumble in the Jungle, il drammatico incontro nel 1974 in Zaire contro il campione in carica George Foreman, dove riconquistò i titoli persi sette anni prima.
Tra le particolarità che fecero diventare Muhammad Ali una vera e propria icona fu il suo carattere. Fu tra i primi ad essere protagonista delle conferenze stampa ed interviste in un’era in cui a farla da padrone e gestire determinate situazioni erano i manager e procuratori. Con lui è nato l’ormai famoso trash-talking, ovvero il parlare anche per infastidire il diretto rivale. Grazie anche a questo trasformò profondamente il ruolo e l’immagine del pugile afroamericano negli Stati Uniti.
Tra le sue frasi più famose “Vola come una farfalla, pungi come un’ape“. Nel 1984 gli fu diagnosticata la sindrome di Parkinson, attribuita alla sua professione che lo portò ad un graduale declino fisico nel corso dei decenni successivi. Malgrado la sua situazione clinica in continuo peggioramento Muhammad Ali continuò a rimanere impegnato nel mondo sportivo e in numerose azioni umanitarie. Morì il 3 giugno del 2016.
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