La storia del curling: dal medioevo a oggi

Un viaggio lungo la storia del curling, dalla nascita sui laghi ghiacciati nel tardo medioevo fino all'esordio ai Giochi olimpici del 1998 in Giappone.

Nato come uno sport molto somigliante alle bocce, disciplina più antica e tradizionale, la storia del curling subisce presto l’influenza e l’importanza delle strategie di gioco. Per questo motivo, infatti, il curling è soprannominato “scacchi sul ghiaccio“.

La storia del curling

I primi cenni storici fondati risalgono alla Scozia del tardo Medioevo. Il primo riferimento cartaceo, infatti, è datato 1541 e proviene dall’Abbazia di Paisley. Meno di quindici anni più tardi, nel 1565, emergono due dipinti del pittore olandese Pieter Bruegel che raffigurano dei contadini olandesi praticare quello che oggi chiamiamo curling.

Il legame tra la Scozia e i Paesi Bassi, infatti, era una delle “alleanze commerciali” più salde ed importanti all’epoca. Non c’è quindi da stupirsi, se i primi indizi sulla storia del curling fanno riferimento all’una e all’altra nazione.

Un’altra prova che testimonia l’esistenza di questo sport emerge quando venne prosciugato un vecchio laghetto nella città di Dunblane, in Scozia. Ciò fece emergere una stone sulla quale era incisa la data 1511. Per avere una prova inconfutabile dell’esistenza di questo sport, bisogna aspettare il 1620. La parola curling appare per la prima volta in una poesia di Henry Adamson.

Inizialmente, il curling era molto popolare in Scozia perché il clima rigido garantiva che il ghiaccio avesse uno spessore sufficiente per poter giocare. La Scozia, infatti, oltre ad essere considerata la patria della storia del curling, ospita anche la sede del World Curling Federation, l’organismo internazionale che dirige e regola la disciplina in tutto il mondo.

L’evoluzione del curling passa per il nuovo continente. Nel 1807, infatti, il curling spopola in Canada e in nord America. In seguito, gli scacchi sul ghiaccio approdano nella penisola scandinava e – ad oggi – è uno sport diffuso in tutti i continenti. Nel 1998 il curling esordisce ai Giochi olimpici di Nagano, in Giappone.

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Come si gioca

Inizialmente, lo scopo del gioco era quello di lanciare la stone più lontano degli altri, con il passare degli anni la forza bruta venne sostituita con la strategia. Ma quindi, come si gioca?

Il curling è uno sport in cui due squadre da quattro giocatori si sfidano facendo scivolare, a turno, le cosiddette stone – delle pietre in granito levigato dotate di un manico – su un pavimento di ghiaccio. L’obiettivo del gioco è di lanciare la pietra verso un’area di destinazione chiamata home, contrassegnata da tre cerchi concentrici. In seguito al lancio, avvenuto con effetto curl (roteante), due componenti della squadra possono imprimere un ampliamento della traiettoria o un ulteriore effetto alla pietra tramite l’utilizzo delle scope.

Ogni squadra ha diritto ad otto lanci per ognuno dei dieci end di gioco, in italiano, gli intervalli. Come nel gioco delle bocce tradizionali, lo scopo è quello di accumulare un punteggio più alto della squadra avversaria. Alla fine di ogni mano, ogni stone più vicina alla home determina un punto per la squadra che l’ha lanciata. La conclusione di un end si determina quando entrambe le squadre hanno gettato tutte le stone a disposizione. Al termine di tutti gli end, si sommano i punteggi di ogni intervallo e vince la squadra che ha totalizzato il punteggio più alto.

stone del carling

Le regole del gioco

Lo skip, il caposquadra, comunica in anticipo le tattiche con cui il lanciatore dovrà far scivolare la pietra sul campo di gioco, può chiamarle a voce o appoggiando la scopa sul ghiaccio. Il lanciatore tira il sasso entro (e non oltre) la hog line, dandole il curl desiderato. I due restanti componenti della squadra possono tentare di correggere o semplicemente influenzare la traiettoria della pietra praticando lo sweeping, ovvero spazzare il ghiaccio davanti alla stone per ridurre l’attrito sotto di essa e diminuire il curl dato dal lanciatore. Durante lo sweeping può accadere che, accidentalmente, un giocatore tocchi la pietra con la scopa o con una parte del corpo, in questo caso si parla di “bruciare una stone“. Le conseguenze possono essere o l’eliminazione della pietra toccata, o il suo riposizionamento.

I tipi di tiri che un lanciatore può effettuare per posizionare una stone si dividono fondamentalmente i tre macro-categorie: guardie, punti e bocciate. Il primo tipo ha lo scopo di posizionare la pietra prima della home per proteggere il punto o per ostacolare il tiro degli avversari. Nel secondo caso, invece, le pietre vengono lanciate con il solo obiettivo di raggiungere la zona di home e guadagnare dei punti. Il terzo metodo di lancio, infine, viene utilizzato per rimuovere le pietre avversarie da una zona di punto o di guardia.

L’ultima stone di una mano prende il nome di hammer (martello) e rappresenta un vantaggio per la squadra che lo detiene, in quanto facilita il segnare un punto. Per stabilire chi avrà il primo hammer si lancia una moneta, nelle mani successive, il martello passerà alla squadra che avrà ottenuto meno punti. Infatti, le strategie di gioco si decidono anche (e soprattutto) in base a quale delle due squadre ha il martello. Una squadra può adottare una strategia aggressiva, e quindi volta a far punto, o difensiva, comporta da molte bocciate.

Il wheelchair curling

Il curling in carrozzina è la disciplina praticabile da atleti con disabilità agli arti inferiori. Il wheelchair curling è stato inserito nel programma paraolimpico nel 2006 e l’unica differenza è l’assenza della fase di sweeping.

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