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Probabilmente è una tra le atlete migliori e più conosciute al mondo, ha rivoluzionato il mondo della ginnastica artistica arrivando per prima a quel 10 perfetto che per tutte le ginnaste era meta irraggiungibile. Purtroppo però, la storia di Nadia Comaneci non raccoglie solo eventi gioiosi e grandi successi sportivi.
La storia di Nadia Comaneci
Nadia Comaneci nasce nel 1961 a Onesti (Romania) e inizia a praticare ginnastica artistica fin dalla giovanissima età di 3 anni nella società sportiva Flacara. Pochi anni dopo, il tecnico Béla Károlyi la nota mentre gioca nel cortile della scuola con un’amica e si accorge subito di avere davanti una potenziale futura campionessa.
Invita così sia lei e la sua amica a unirsi alla società fondata da lui e da sua moglie Marta e dà così inizio alla scalata verso l’olimpo sportivo di Nadia.
Le prime competizioni
Nadia compete nella sua prima gara nel 1969 ai Campionati Nazionali Rumeni Junior, dove si classifica solamente 13esima. Motivata da questo risultato poco soddisfacente torna a allenarsi con ancora più serietà e determinazione e l’anno dopo, agli stessi campionati ottiene il primo posto diventando la più giovane ginnasta in Romania ad aver ottenuto il titolo.
Dal 1971, Nadia inizia a prendere parte a diverse competizioni e incontri internazionali dove sbaraglia la concorrenza e riesce sempre ad ottenere gran parte delle medaglie in palio. Nel 1975, partecipa agli Europei di Skien dove vince 4 ori (all-around, volteggio, parallele e trave) e 1 argento (corpo libero). Nel test pre-olimpico dello stesso anno ottiene 2 ori e 3 argenti, un buon auspicio per l’anno seguente.
All’American Cup del 1976, ottiene il primo 10.00 della sua carriera, il punteggio perfetto che però non è considerato come “ufficiale” in quanto non ottenuto in una competizione di Federazione internazionale. Il talento di Nadia è quindi ben evidente fin dagli inizi della sua carriera, ma dietro a quei successi c’erano ore e ore di allenamenti durissimi, diete proibitive e tanta (forse troppa) serietà che la fa diventare famosa come “la ginnasta che non sorride mai”.
Montreal 1976 e il 10 perfetto
A 14 anni Nadia viene così convocata per le Olimpiadi di Montreal, dove tutte le attenzioni sono puntate su di lei. Il successo di questa ragazzina di 150 cm e di 40kg di peso era cosa certa, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che in quei giorni Nadia avrebbe fatto la storia.
Il 18 Luglio, terminato il suo esercizio alle parallele Nadia aspetta il punteggio, che tarda ad arrivare. Non si capisce il motivo di tanta attesa, l’esercizio è andato benissimo e i giudici non dovrebbero avere difficoltà ad assegnare le penalità. Il tabellone finalmente si illumina e segna 1,00: era un 10.00, il primo 10 assegnato nella storia della ginnastica artistica, qualcosa di inimmaginabile fino a quel momento. L’evento era così straordinario che nemmeno i giudici erano pronti a questo, il tabellone era infatti programmato per segnare fino a 9,99. Nadia aveva già fatto la storia, ma la gara era appena iniziata.
Durante queste Olimpiadi Nadia ottenne altre sei volte il voto perfetto e vinse 3 ori (all-around, trave e parallele), 1 argento (gara a squadre), e 1 bronzo (corpo libero). Oltre a diventare la prima ginnasta ad ottenere un 10, a Montreal Nadia stabilì altri primati: divenne la più giovane ginnasta ad aver mai vinto l’individuale su quattro attrezzi e la prima atleta rumena a farlo. Al suo ritorno in patria, grazie ai grandi successi ottenuti il dittatore Nicolae Ceausescu la onora con il titolo di “eroe del lavoro socialista” e la giovane ginnasta diventa una celebrità.
Le violenze della dittatura
Negli anni in cui Nadia raccoglieva un successo sportivo dopo l’altro, in Romania vigeva una severa dittatura al cui comando erano Nicolae Ceausescu e la moglie Elena. Il fatto che Nadia fosse così popolare grazie al suo talento rendeva molto orgoglioso il dittatore, in quanto questo permetteva alla Romania di essere al centro dell’attenzione almeno in questo ambito. Non appena tornata dalle Olimpiadi, Nadia fu quindi invitata moltissime volte a palazzo e venne usata come vero e proprio mezzo propagandistico con lo scopo di mostrare al mondo quanto grande fosse il prestigio della Romania.
Il figlio del dittatore, Nicu, è un uomo violento con problemi legati all’alcool e famoso per i trattamenti che riservava alle donne. Era abituato ad ottenere qualsiasi cosa desiderasse, amanti comprese; ben presto Nadia, che frequentava il palazzo assiduamente in quegli anni, fu costretta ad intraprendere una relazione con quel terribile uomo che la violentava fisicamente e psicologicamente. Il rapporto tra Nadia e Nicu (di dieci anni più grande) andrà avanti dai 14 ai 20 anni della ginnasta.
La situazione per lei diventerà così insostenibile che riterrà colpevole di ciò che le stava accadendo proprio il suo talento e, negli anni che seguirono Montreal tenterà di sabotare la sua prestanza sportiva, convinta che quello sarebbe bastato a liberarla dal dittatore e da suo figlio. Prima smette di seguire la ferrea dieta imposta dal suo tecnico Bela, prende peso e abusa in maniera eccessiva del cibo, poi tenterà il suicidio bevendo un bicchiere di candeggina.
Salvata dal suo tentativo di togliersi la vita, il regime insabbierà il tutto e Nadia capisce che forse la ginnastica è in realtà l’unico modo con cui si può salvare. Perde peso, riprende gli allenamenti e si prepara per la sua seconda olimpiade.
Gli ultimi anni da ginnasta e la fuga
Tra il 1978 e il 1979, Nadia Comaneci riprende a gareggiare nelle competizioni internazionali dove, sia con la squadra che individualmente, continua a vincere tutto. Ottiene così la convocazione per le Olimpiadi di Mosca del 1980, alle quali arriva al massimo della sua forma fisica; le sue prestazioni sono come sempre ottime e di elevato contenuto tecnico, ma una giuria corrotta premia maggiormente le ginnaste dell’URSS e Nadia non ottiene i riconoscimenti che meritava. Ottiene 4 medaglie (2 ori e 2 argenti) e torna in Romania.
Negli anni che seguirono quella Olimpiade, i suoi allenatori fuggirono dalla nazione trovando rifugio in America (dove diventeranno tecnici nazionali fino al 2016) e a Nadia furono impediti i viaggi all’estero per timore che seguisse le loro orme. Prima delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, comunque, Nadia mise un punto alla sua carriera da ginnasta e iniziò a fare l’allenatrice.
Un pomeriggio, multata per non avere il biglietto su un pullman, Nadia capisce che senza la ginnastica per il regime lei non sarebbe più contata molto e che quindi la sua sarebbe stata una vita di soli tormenti. Così, in una notte del 1989, decide di scappare e cammina per sei ore nel buio fino a arrivare al confine con l’Ungheria, aldilà del quale la aspetta un amico pronto a caricarla in macchina. Riesce così a fuggire e a entrare negli USA chiedendo asilo politico e si stabilisce in pianta fissa in quella nazione.
Oggi Nadia vive ancora negli Stati Uniti ed è sposata con il ginnasta americano Bart Conner, conosciuto a 14 anni in occasione delle sue prime olimpiadi. I due gestiscono le loro palestre e Nadia è ospite fisso in alcuni dei maggiori eventi di ginnastica internazionali. Nadia oltre che esempio per tutte le piccole ginnaste, da circa 40 anni è anche un esempio per tutte quelle persone che si trovano in situazioni spiacevoli: se si è determinati a ottenere qualcosa, medaglie o pace che sia, si può fare.
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