Alex Schwazer è finalmente libero. Il Gip tribunale di Bolzano dispone l’archiviazione del processo penale ai danni del marciatore di Vipiteno, accusato di doping, per “non aver commesso il fatto”. Per capire chi è Alex Schwazer, però, facciamo un passo indietro.
Chi è Alex Schwazer
Alex Schwazer nasce a Vipiteno il 26 dicembre 1984 e inizia a gareggiare nelle discipline dell’atletica leggera all’età di 15 anni. Durante il passaggio in categoria allievi, lascia definitivamente il mezzofondo per specializzarsi nella marcia.
Arruolatosi nell’Arma dei Carabinieri, nel 2005 Schwazer vince la 50km dei Campionati Italiani. Nella stessa disciplina ottiene anche la prima medaglia internazionale, vincendo il bronzo ad Helsinki.
Dopo aver perso l’oro (vincendo “solo” il bronzo) ai Mondiali di Osaka 2007 a causa di un errore di calcolo, si prende la rivincita ai Giochi Olimpici di Pechino 2008. Alle Olimpiadi cinesi, il marciatore alto-atesino non solo vince l’oro nella 50km, ma stabilisce anche il nuovo record olimpico, tagliano il traguardo in 3h37’09”.
La prima positività al doping
Il 6 agosto 2012 Schwazer viene trovato positivo all’eritropoietina (Epo). Automaticamente, il CONI sospende l’atleta di Vipiteno, che viene estromesso anche dall’Arma dei carabinieri e squalificato per 3 anni e 4 mesi. Il 12 febbraio 2015, il Tribunale Nazionale Antidoping del CONI aggiunge altri 3 mesi di squalifica all’atleta, colpevole di essersi rifiutato di sottoporsi al prelievo dei campioni biologici. Alex Schwazer, aveva infatti chiesto alla sua fidanzata dell’epoca, Carolina Kostner, di negare la sua presenza in casa. In seguito, Schwazer confessa l’errore e chiede pubblicamente scusa alla Kostner, facendo mea culpa durante una conferenza stampa in cui mostra evidenti emozioni di vergogna.
Il rientro e la nuova positività
Il 29 aprile 2016, al termine della squalifica, torna in gara nella marcia 50 km dei campionati del mondo a squadre di Roma, vincendo con il tempo di 3h39’00”. Alex “marcia” spedito verso le Olimpiadi di Rio de Janeiro, ma il destino ha in serbo altro per l’atleta atesino.
Un test a sorpresa rileva la presenza di metaboliti di testosterone nelle urine di Schwazer. L’atleta e il suo staff respingono in conferenza stampa le accuse di doping, definendole “false e mostruose”. Inoltre, l’entourage del marciatore annuncia una denuncia contro ignoti a causa di incongruenze nel controllo antidoping. Schwazer però, agli occhi del mondo, è recidivo e reoconfesso. L’8 agosto 2016, il Tas di Losanna cala la sentenza: 8 anni di squalifica, carriera presumibilmente finita. La squalifica cancella di fatto la vittoria del 2016 a Roma, l’oro di Pechino 2008 perde vertiginosamente valore e l’opinione pubblica si scatena sull’alto-atesino.
Nel 2018, i RIS di Parma, in seguito a scrupolose indagini, rivelano un’alta concentrazione di DNA all’interno dei campioni di urina positivi. Ciò dimostrerebbe i presunti interventi di manipolazione. La terza perizia ha successivamente concluso che una tale concentrazione confermi un’anomalia. Schwazer ha dovuto però aspettare fino al 18 febbraio 2021 per vedere la luce. Il Gip del Tribunale di Bolzano, infatti ha disposto l’archiviazione del procedimento penale per “non aver commesso il fatto”.
Come per Marco Pantani, un altro atleta passato dalla gloria al baratro in un lampo, il caso Schwazer dimostra ancora una volta quanto sia crudele e manipolabile l’opinione pubblica, molto più “forte” di una sentenza sportiva.