Molestie e abusi nel mondo dello sport: storie di violenza

La minaccia di molestie e abusi nel mondo dello sport non è di certo più velata rispetto agli altri “mondi”. Per incentivare le denunce, il CIO aveva approvato l’istituzione di alcuni sportelli antiviolenza in occasione delle Olimpiadi di Pyeongchang. Purtroppo però, il rapporto tra le molestie e lo sport è ancora troppo poco perseguito, ma facciamo un passo indietro.

Molestie e abusi nello sport

Uno dei motivi per cui lo sport è ancora poco indagato nell’ambito delle molestie e degli abusi è il concetto di genuinità che è radicato nella mente delle persone. Lo sport, infatti, è un ambiente considerato pulito, sano e ottimo per la crescita dei più giovani. Tanto che sono stesso i genitori che introducono con enorme fiducia i figli al mondo sportivo. Non vogliamo fare del terrorismo psicologico, sia chiaro. È senza dubbio vero che il mondo dello sport permette di crescere, di formarsi e di fare gruppo, ma è altrettanto vero che – a volte – è uno dei “mondi” più in ombra.

“Da quando è stata istituita la Procura generale sono stati esaminati 47 casi di abusi su minori o su ragazze. L’atleta, soprattutto nei primi anni della sua vita, individua nel proprio maestro-allenatore una sorta di guida, il modello al quale si ispira.”

Dichiara Enrico Cataldi, Procuratore generale dello sport, in seguito ad un convegno promosso dal Coni. L’allenatore, infatti, è una figura che gode spesso di una grande autorità che va ad eguagliare – per certi versi – quella paterna. È proprio l’allenatore a decidere le sorti dei giocatori in una squadra. Lombardia e Lazio sono le regioni dove sono stati istituiti il maggior numero di processi legati al mondo dello sport. Se in Lombardia si fa riferimento soprattutto nel calcio, nel Lazio le molestie e gli abusi si verificano prevalentemente nel mondo della pallavolo e del tennis, dove il rapporto allenatore-allieva avviene in solitaria).

“Le molestie sessuali? Purtroppo ci sono anche nel mondo dello sport, se succedesse a me verrebbe fuori, invece accade a povere ragazzine e nessuno lo sa

Queste le parole della campionessa Federica Pellegrini, che non ha perso tempo e ha sensibilizzato le ragazze a denunciare le molestie e gli abusi.

Un problema mondiale

Ovviamente, non si tratta di una questione che resta confinata nella penisola tricolore, stiamo parlando di un problema vastissimo che raggiunge ogni angolo del globo. Come ricostruisce Atleta A, il documentario di Netflix, anche la nazionale di ginnastica americana ha dovuto fare i conti con gli allenatori, accusati di molestie e abusi. Altre denunce arrivano dalla federazione coreana di short track, che ha indagato due coach ritenuti responsabili di molestie ai danni di ragazzine e ragazzini di 12 anni.

Complessa anche la situazione in Afghanistan, dove si è svolto uno storico processo ai danni dell’allenatore della nazionale di calcio femminile. Purtroppo però, i pericoli spesso non sono così di dominio pubblico, ma restano ugualmente preoccupanti. I problemi non sono solo laddove si è mediaticamente esposti, o dove si può “godere” di una cassa di risonanza che suoni l’allarme. “Non possiamo generalizzare, ma lo sport rischia di essere il campo d’azione ideale dei molestatori”, spiega la giornalista Daniela Simonetti, autrice del saggio Impunità di gregge.

Alcuni casi specifici

L’incubo di Giovanna (nome fittizio per protezione, come quelli a seguire) è iniziato all’età di 14 anni. Giovanna, che voleva diventare una nuotatrice sulle orme di Federica Pellegrini, non ha mai più messo un dito in vasca. Secondo le ricostruzioni della ragazza, quello che era iniziato come un percorso di lancio si è trasformato in un incubo. Affacciatasi al nuoto fin da piccola e dal talento cristallino, Giovanna – allora 14enne – non è riuscita subito a denunciare il comportamento di quello che era il suo allenatore. Una “relazione abusante”, come l’ha definita il giudice che ha inflitto 3 anni di reclusione all’allenatore, con l’accusa di atti sessuali con minori.

Situazione analoga ma con risvolti differenti in Campania, dove il 13enne Matteo ha denunciato le violenze sessuali da parte del suo maestro di scherma. In questo caso, però, la denuncia del giovane ha provocato lo scetticismo e gli sfottò di un’intera comunità, che sono sfociati in istinti suicidi. Una situazione simile accade nella Serie B femminile, dove una delle calciatrici denuncia l’allenatore, accusandolo di umiliare la squadra con insulti e avance sessuali. Come purtroppo spesso accade, lo scetticismo la fa da padrona, e la versione della ragazza viene ritenuta credibile solo nel secondo grado del processo sportivo. L’allenatore viene allontanato dai campi per 3 anni, ma le ragazze sono prese di mira dai suoi “fedelissimi”.

Tag: violenza
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