Chi è Rosalie Fish, l’atleta che corre per i diritti delle donne

Con gli hashtag sui social e sui campi di gara, veicola messaggi di emancipazione, solidarietà e battaglia per i diritti delle donne e delle minoranze. Chi è Rosalie Fish, la giovane atleta Nativa Americana?

Chi è Rosalie Fish

Nata nel 2002 all’interno di una tribù Cowlitz, Rosalie Fish si preoccupa già dai tempi dell’high school delle lotte sociali.

Nel 2019 inizia infatti a gareggiare nelle manifestazioni sportive scolastiche con una mano rossa dipinta sul volto e la scritta MMIW sulla gamba. La mano rossa simboleggia il non voler rimanere in silenzio di fronte alla violenza. L’acronimo sta invece per Missing and Murdered Indigenous Women, nome del movimento creato proprio dall’atleta nativa americana. L’obiettivo è la sensibilizzazione sulle donne native americane scomparse o uccise. Grazie a un’intensa campagna, portata avanti negli anni dell’high school, e ora da studentessa-atleta dell’IOWA College, nell’ottobre 2019 è salita sul palco del TED Talk per parlare del proprio movimento.

Il fenomeno dei femminicidi di appartenenti alle comunità indigene è, purtroppo, particolarmente diffuso. Statisticamente, infatti, l’omicidio occupa il terzo posto tra le cause di morte delle donne native americane negli Stati Uniti e in Canada. La campagna di Rosalie Fish ha trovato l’appoggio dei suoi coach e del college ed è stato un aspetto messo subito in chiaro da Rosalie nella fase di recruiting universitario:

My coaches need to be a part of that fight with me

Che tradotto significa: “I miei coach devono essere parte di questa lotta con me”

Tra le altre campagne, Rosalie Fish supporta il Black Lives Matter, nato in seguito all’omicidio di George Floyd, e il #metoo, contro la violenza sulle donne. La giovane atleta non dà segni di volersi fermare nel proprio attivismo per il riconoscimento dei diritti delle minoranze e per la denuncia degli abusi. Continua a correre e vincere, ma i suoi traguardi non si esauriscono sul terreno di gara. Le sue vittorie sono tappe di una corsa più lunga e faticosa, quella verso la fine dei femminicidi e di ogni forma di violenza.

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