Chi è Zakia Khudadadi, l’atleta afghana che sogna le Paralimpiadi

Si è allenata duramente per 5 anni per l’evento sportivo più importante, ma la situazione dell’Afghanistan si è messa di traverso. Chi è Zakia Khudadadi, giovane atleta afghana che sperava di partecipare agli imminenti giochi Paralimpici di Tokyo, previsti dal 24 agosto al 5 settembre.

Il ritorno dei talebani al potere ha compromesso la sua presenza in Giappone, ma Zakia non demorde e spera lo stesso di riuscire a partire.

Chi è Zakia Khudadadi

Occhi scuri, come i capelli che si intravedono appena sotto il velo. Ha solo 23 anni ma nel suo sguardo si legge una grande grinta. Disabile dalla nascita, Zakia scopre il taekwondo proprio grazie alle Olimpiadi. Rohullah Nikpai, taekwondoka afghano, è il primo e l’unico sportivo del paese medagliato ai Giochi con due bronzi, a Pechino 2008 e Londra 2012. È proprio dalla sua impresa che Zakia rimane affascinata, tanto da esprimere il desiderio di praticare questo sport.

Mi ha ispirata, ho deciso di fare questo sport e per fortuna, la mia famiglia mi ha sostenuta.

Non è né scontato né semplice apprendere una disciplina simile quando sei una ragazza con disabilità, per di più in un paese dalla storia contemporanea così complicata. Lo sport femminile è timidamente emerso, le ragazze possono allenarsi liberamente e condividere gli spazi con i ragazzi in palestra (impensabile con i talebani al potere). Per attrezzature e strutture dove allenarsi, la situazione in Afghanistan non sembra migliorare col tempo. I fondi sono minimi, risicati, servono a malapena alla manutenzione degli impianti. Atleti e atlete si arrangiano come possono, senza mollare un colpo: si allenano nei parchi, nei giardini, nei garage, ovunque riescano a trovare lo spazio necessario per praticare la propria disciplina.

La ragazza era stata nel 2016 la prima afgana a partecipare al campionato di Para-Taekwondo tenutosi in Egitto ed era adesso destinata a diventare la prima donna del suo paese a partecipare alle Paralimpiadi. Ora la guerra potrebbe cominciare il suo lento lavoro di erosione di tutto quello che c’è attorno.

L’appello sui media

L’incubo della guerra e dei talebani di nuovo al potere sono ormai una realtà. Dopo la caduta di Kabul Zakia è rimasta a terra, con Hossein Rasouli, discobolo paraolimpico senza il braccio sinistro, perso proprio per lo scoppio di una mina. La ragazza è bloccata nella capitale, dove ogni giorno si teme il peggio.

La mia famiglia è in una situazione molto brutta. Siamo tutti sotto il controllo dei talebani e questo è un grande incubo per me. Tutte le mie foto e i miei video vengono trasmessi sui social e mi aspetto che succeda qualcosa a me e alla mia famiglia in qualsiasi momento. Questo è l’apice della paura e del panico. Sto affrontando una morte graduale qui.

La grande paura di Zakia è che quei social che l’hanno tenuta in contatto col mondo possano diventare la sua condanna agli occhi dei talebani. Eppure non rinuncia ad usarli per rendere nota la situazione che sta vivendo e chiedere sostegno.

Mi sono allenata duramente per le Olimpiadi ma al momento non ho nemmeno la sicurezza della vita, figuriamoci della competizione. Sono l’unica donna nella storia dell’Afghanistan che ha ottenuto la qualificazione olimpica, ma ora vedo i miei sogni crollare.

In bilico fra la vita e lo sport

La qualificazione di Khudadadi per le Olimpiadi era, e deve continuare ad essere, motivo di speranza per tutte le donne afghane, che ora sono le più in pericolo dopo il cambio di regime.

Ora Zakia spera di continuare a praticare il suo sport in un paese sviluppato, al sicuro e con la sua famiglia. Della sua situazione ha parlato anche Arian Sadiqi, capomissione del comitato paralimpico afhgano e istruttore di taekwondo, facendo un appello a qualunque paese fosse disponibile per aiutare atleti e allenatori ad arrivare a Tokyo. Con una richiesta di asilo politico, questa sarebbe anche un’opportunità di salvezza.

Fra le tante immagini che rimarranno nella storia di questi giorni bui per l’Afghanistan anche Zakia non sarà dimenticata. Era emozionatissima per questa partecipazione storica, con l’idea di essere un modello per altre ragazze. Adesso, con la stessa combattività che mette nello sport, dovrà lottare per difendere la sua vita.

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