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Caratterizzato da una spiccata propensione per la lotta, riscontrabile fin dai primi anni di vita, il presidente della nota federazione di arti marziali miste ha avuto una vita frenetica. Chi è Dana White, l’imprenditore che ha risollevato le sorti della UFC (Ultimate Fighting Championship).
Chi è Dana White
Nato in Inghilterra, a Manchester, il 28 luglio del 1969, Dana si contraddistingue fin da subito per una certa quale irruenza. Celebri, da questo punto di vista, i calci con i quali, mentre frequentava ancora liceo, era solito spalancare quotidianamente la porta del bagno, causando spesso e volentieri l’ira dei professori, che infatti presero la decisione di espellerlo.
Sui banchi di scuola, tra un calcione e un altro, Dana ebbe tuttavia la fortuna di conoscere i fratelli Fertitta, Frank e Lorenzo. Figli di un noto imprenditore di Las Vegas, il quale gestiva svariati casinò, i due diventeranno i futuri soci dello stesso White. Una cosa, tuttavia, che Dana non poteva ancora sapere a quei tempi.
Dopo aver abbandonato ben due college distinti, il nativo di Manchester dalle origini irlandesi comincia a svolgere lavori tra i più disparati, dall’asfaltatore al facchino per gli hotel, dal buttafuori al trasportatore, finché un giorno, durante una delle sue numerose parentesi dedicate alla lotta, incontra l’ex pugile nonché istruttore di box a South Boston, Peter Welch.
Dana White, gli anni più duri
E sarà proprio Welch a interessarsi alle sorti di White, affidandogli addirittura uno spazio per aprirsi una vera e propria palestra. Nonostante si trattasse di un misero ripostiglio all’interno di un ancor più trasandato scantinato, Dana riuscirà ben presto a trasformare quel posto in un autentico punto di riferimento per gli appassionati di sport. L’iniziativa, che comportò ben presto importanti conseguenze socioculturali contribuendo a togliere i ragazzi dalle strade, saltò tuttavia agli occhi delle mafie locali. A White fu quindi intimato di pagare un’importante quantità di denaro; in caso contrario, qualora si fosse rifiutato di farlo, la scelta migliore sarebbe stata quella di levare le tende al più presto.
E Dana, che stupido non è, decide quindi di lasciare la città e di ripartire da zero. Destinazione, Las Vegas, dove i suoi amati amici Frank e Lorenzo Fertitta nel frattempo hanno rilevato le imprese del padre, ritiratosi in pensione. Tale decisione si rivelerà l’autentico turning-point della carriera di Dana, il quale, dopo aver cominciato a frequentare insieme ai due gemelli le palestre della città, farà numerose conoscenze fondamentali.
Dana White e la UFC
Tra il 1995 e il 1996, White diventa manager di due campioni del calibro di Tito Ortis e Chuck Liddell, cominciando a gestirne le prestazioni sportive per la neonata federazione di arti marziali miste, quella UFC cui un giorno sarà destinato. La Ultimate Fighting Championships versa tuttavia in cattive acque. La mancanza di un’ossatura stabile, oltre all’eccessivo disinteresse nei confronti delle condizioni sanitarie degli atleti, fa infatti della UFC di Meyrowitz un’impresa destinata al collasso economico.
Dana White, al contrario, ha le idee ben chiare: la UFC, con la giusta gestione, ha un potenzialo enorme. È così, pertanto, che il nativo di Manchester con la passione dei pugni convince i fratelli Fertitta ad investire con lui e a rilevare la federazione. Ai gemelli andrà il 91% della società, mentre a lui il 9% e la presidenza onoraria. Il resto, come si sa, è storia.
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