Come si ottiene la cintura nera nel Judo?

Alla scoperta dell'intricato processo di formazione cui vengono sottoposti i judoka che vogliono ottenere la cintura nera di Judo.

Se lo sono chiesti in molti, e sempre nella consapevolezza che di tutto si tratti meno che di una passeggiata: come si ottiene la cintura nera di Judo?

Judo, come si ottiene la cintura nera?

Il Judo – termine che in giapponese significa “via della adattabilità” – è un’importante e nota arte marziale fondata formalmente da parte del professor Jigorō Kanō nel 1882.

Concepito inizialmente come una modalità di combattimento e di difesa, questao sport è diventato ben presto un vero e proprio fenomeno di massa, diffondendosi per ogni angolo del globo e diventando disciplina olimpica in occasione delle Olimpiadi di Tokyo del 1964.

Da quell’anno, il numero di atleti che si presentano ai Giochi Olimpici indossando la cintura nera di Judo è cresciuto esponenzialmente. In occasione di Londra 2012, tanto per intenderci, i judoisti presenti erano ben 387.

Tuttavia, uno degli aspetti più peculiari di questa antichissima arte marziale non ha niente a che vedere con lo sport. Il Judo, infatti, è molto di più, e ciò già nelle intenzioni del suo fondatore, quel Jigorō Kanō che non a caso, oltre che judoka, era anche educatore. Queste, nello specifico, alcune delle parole utilizzate dal noto professore per definire la sua disciplina:

Il judo è la via più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella disciplina del judo significa raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l’addestramento attacco-difesa e l’assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico-spirituale. Il perfezionamento dell’io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costituisce l’obiettivo ultimo del judo.

I diversi gradi

Si tratta quindi di un’arte marziale che prende di mira anche la mente (o lo spirito), e non soltanto il corpo, rappresentando pertanto una concreta realizzazione del principio latino mens sana in corpore sano. L’obbiettivo finale, già nelle intenzioni del fondatore della disciplina, consisteva nell’apprendimento di tutti quei principi e quelle tecniche che avrebbero permesso al praticante di sviluppare una condotta etica e morale tale da farlo sentire in pace con se stesso, con gli altri e con l’ambiente circostante.

Un’istanza, quest’ultima, che riecheggia nella cura dei cosiddetti giardini giapponesi – vere e proprie opere d’arte – oltre che nella stessa cinematografia, nipponica e non, con film come Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera a fungere da fulgido esempio. Il processo di apprendimento del Judo, così come si apprende da alcune scene della pellicola stessa, è infatti molto lento e complesso. L’aspirante judoka – esperto di Judo – deve infatti prestarsi a tutta una serie di pratiche, le quali spesso e volentieri non hanno nulla a che fare con la forza fisica in sé, ma rappresentano piuttosto diversi e svariati tentativi di raggiungere una più profonda connessione con l’ambiente circostante, oltre che con il proprio stesso “io”.

Il cammino verso la cintura nera

Gli aspetti rilevanti, per coloro che aspirino ad ottenere la cintura nera, ovvero quella che attesta la massima esperienza nel campo, sono i seguenti:

  • Portamento corporeo;
  • Educazione e rispetto dei riti;
  • Capacità tecnica e fisica;
  • Comportamento individuale operoso o indolente.

Coloro che saranno in grado di rispettare tutti i principi e di superare le varie prove, passeranno pertanto attraverso i diversi gradi di competenze, dal bianco, quello dei principianti, fino al nero, quello dell’esperienza e della completa competenza.

Leggi anche: La storia della ginnastica artistica dall’antica Grecia ad oggi

Scritto da Andrea Crenna

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