Perché i giocatori di hockey si picchiano?

Lo sport, si sa, implica agonismo e voglia di prevalere sul proprio avversario di turno. Per raggiungere l’obiettivo prefissato, un atleta, o una determinata squadra, è disposta spesso e volentieri a ricorrere a qualsiasi tipo di arma, con il dibattito su dove finisca il lecito e su dove cominci invece l’antisportività che rappresenta sempre un interessante oggetto di discussione.

Tra le discipline sportive, se vogliamo più violente e pericolose, per via del gioco estremamente duro che viene messo in atto, vi è sicuramente l’hockey.

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L’hockey e le risse tra i giocatori

Il termine risse, per quanto riguarda i frequenti e continui scontri fisici che hanno luogo durante le partite di hockey, potrebbe forse sembrare esagerato o poco appropriato. Col passare degli anni, questo aspetto è diventato quasi normalità. Si tratta, per la precisione, di veri e propri scontri fisici organizzati, con i giocatori che sono intenti a seguire un proprio codice e ad interpretare i ruoli di chi deve dare inizio e chi invece deve portare ad una conclusione tali scontri.

I colpi scambiati tra i giocatori sul campo con i propri bastoni sono diventati estremamente frequenti già nei primissimi anni del Novecento. Data la pericolosità delle situazioni sul terreno di gioco, si ipotizza che i combattimenti corpo a corpo tra i protagonisti coinvolti avvenissero anche e soprattutto come una sorta di valvola di sfogo per prevenire incidenti molto più gravi tramite l’utilizzo dei bastoni. Di episodi del genere, nella storia di questo sport, ce ne sono stati tanti.

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Gli scontri tra i giocatori di hockey: fino a che punto tollerarli?

Come detto in precedenza, la violenza in questo sport è diventata normalità già agli inizi del secolo scorso. Uno dei primi a farne, purtroppo, le spese fu Alcide Laurin, che rimase ucciso sul colpo durante una partita tra due squadre dell’Ottawa, una francese e l’altra inglese. Autore del gesto Allen Loney, giocatore del team inglese. Altro caso di ferita mortale riportata da un giocatore anche quello di Owen McCourt dei Cornwall, che nel 1907 fu colpito dal bastone di Charles Masson.

Episodi del genere si sono poi verificati più e più volte anche negli anni a venire. Un’abitudine cui si è cercato spesso di mettere un freno considerevole in diversi modi. I regolamenti successivi hanno praticamente vietato l’uso dei bastoni: esempi isolati quelli riguardanti ad esempio Marty McSorley dei Boston Bruins, che nel 2000 colpì alla testa col proprio bastone Donald Brashear dei Vancouver Canucks provocandogli gravi lesioni. Un gesto per cui McSorley ricevette una condanna da un giudice di 18 mesi per aggressione aggravata.

I combattimenti, in generale, anche se la media rispetto ai decenni precedenti sembrerebbe essere ormai scesa, sono comunque tollerati come detto dal regolamento, anche da quello ufficiale della NHL ovvero la massima federazione che riunisce in essa tutte le squadre statunitensi e canadesi. L’articolo 46 lascia infatti le decisioni del caso alla discrezionalità dell’arbitro, che si limita in tantissimi casi all’espulsione dal terreno di gioco dei giocatori coinvolti per circa cinque minuti.

I giocatori sono costretti per un combattimento a togliersi i guanti e a gettare a terra i bastoni, ma la loro liceità e se sia giusto tollerarli ancora in questa misura oppure no continua a restare un tema molto attuale, anche e soprattutto a causa dei gravi incidenti che continuano purtroppo e inevitabilmente ad avere luogo.

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