La storia del buzkashi

Acchiappa la capra, la storia del gioco equestre più popolare in Asia

Il buzkashi, noto anche come “kokpar” o “kok boru” è uno degli sport equestri più famosi e apprezzati in Asia Centrale, nonché sport nazionale dell’Afghanistan e del Kazakistan. Oltre a questi stati viene praticato anche in Tagikistan, Kirghizistan e, anche se in misura notevolmente inferiore anche negli Stati Uniti d’America, dove è stato trapiantato da uno dei discendenti della famiglia reale afghana intorno al 1940.

“Acchiappa la capra!” la storia del buzkashi

Questo sport venne fatto conoscere in Asia Centrale dalle diverse migrazioni di popoli nomadi, solitamente di origine turca, che si stanziarono nella zona nel corso dei secoli e delle guerre.

Il significato del termine significa letteralmente “acchiappa la capra”, il che spiega esattamente quali sono scopo e modalità dello sport, che consiste nel trascinare una carcassa di capra (meglio di vitello perché la carne ha una consistenza migliore), a bordo di cavalli puntando a lasciare indietro gli avversari e lanciare la carcassa in oltre un’area definita. Le squadre sono composte da 5 cahapandoz, ovvero cavalieri.

Un’altra ipotesi sulla nascita del buzkashi risale ai tempi della prima invasione della regione da parte dei Mongoli guidati dal leggendario condottiero Gengis Khan: la tradizione vuole che i prigionieri catturati in battaglia venissero messi in mezzo ad un vasto spazio come contenzioso da parte dei soldati. Il cavaliere che sarebbe riuscito ad afferrarlo si sarebbe aggiudicato il possesso del prigioniero conteso. In assenza di prigionieri di guerra, il gioco veniva fatto con la mandria del nemico.

Questo sport logicamente viene praticato in un grande campo, che può essere lungo circa un campo da calcio, fino ad anche 400 metri. Il gioco tradizionale prevedeva che venisse praticato “tutti contro tutti”, ma in tempi moderni venne deciso per la suddivisione in due squadre.

Si tratta di uno sport che per come è strutturato non può che essere violento, senza particolari regole scritte: per esempio è permesso colpire il cavaliere avversario, così come il suo cavallo con il proprio frustino, oltre a spingere e strattonarsi in maniera reciproca. Proprio per questa mancanza di regole, negli anni si sono registrati molti infortuni gravi causati dagli scontri e dalle cadute da cavallo. Di recente però, vista anche la diffusione e l’importanza di questo sport nei paesi che lo praticano, si è reso necessario un regolamento, anche se semplice, che ha permesso al gioco di fare uno step successivo approdando al mondo del professionismo. Le nuove regole hanno infatti permesso di rendere lo sport più chiaro e sicuro: innanzitutto la gara si svolge in tempi definiti (in Afghanistan 2 tempi da 45 minuti), non è più permesso ai partecipanti di colpire volontariamente gli avversari, per controllare queste situazioni è stata introdotta la figura dell’arbitro.

In tempi recenti il buzkashi venne proibito durante il regime dei talebani, che lo bollarono come sport immorale, ma dopo la caduta del regime la pratica venne ripresa tornando rapidamente in auge.

Scritto da Gabriele Vecchia

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