Argomenti trattati
Vera Caslavska è stata una delle prime sportive iconiche degli anni ’60, nonché la più titolata della storia della Cecoslovacchia: 7 ori e 4 argenti olimpici l’hanno fatta entrare di diritto nel pantheon dello sport internazionale. Per celebrare la sua figura, importante oltre lo sport per la sua lotta politica contro l’URSS, Battaglia Edizioni le ha dedicato un libro pubblicato recentemente.
Nata nel 1942 e scomparsa setta anni fa, Vera Caslavska è stata uno dei simboli sportivi della Guerra Fredda; la sua è una storia di continua mutazione, nonché di adattamento al mondo che in quegli anni stava vivendo dei cambiamenti epocali, molto al di fuori del controllo di un’atleta. Vera è stata un esempio per molti: non solo ha lottato, resistito e vinto, riuscendo a trarre il meglio dalle difficoltà in cui si è trovata, uscendone ancora più forte. Sofferenze e dramma non hanno offuscato la stella della Caslvaska, che dai suoi periodi difficili è uscita come un’atleta e persona migliore, divenendo un‘icona sportiva e politica.
Nel mondo della ginnastica Vera Caslavska può essere il corrispettivo di un Pelé, un Maradona o un Messi per il calcio; la sua ginnastica potente, esplosiva ma aggraziata, è stata l’anticamera di quella che è diventata poi la ginnastica moderna, portando la disciplina in una nuova dimensione, alzando non poco livello. Certo il suo percorso è stato anche di intoppi, ma anche Messi, Pelè e Maradona qualche finale l’hanno persa.
La situazione tra URSS e Occidente non ha certo aiutato la carriera di Vera: allontanata dalla pedana dopo l’iconico gesto delle Olimpiadi del 1968, anche lei come T. Smith e J. Carlos protestò dal gradino più alto del podio durante l’inno sovietico. A causa dei quel gesto il partito le spinse verso il suo “declino obbligato”, costretta al ritiro, poi all’oblio e alla povertà per lungo tempo. Il libro di Battaglia Edizioni vuole approfondire gli aspetti di questa figura così interessante, che non ha avuto fino ad ora il giusto rilievo.
Dopo Jacquelin Kennedy, Vera in Occidente era la donna più desiderata da riviste di moda: Hollywood e federazioni di mezzo mondo avrebbero fatto la fila e pagato qualunque cifra per averla come testimonial. Il gesto fatto alle Olimpiadi del ’68 non la mise però al riparo dalla tempesta politica, così come successe a Smith e Carlos, attorno agli atleti che presero posizione si creò il vuoto.
Una figura come quella di Vera al giorno d’oggi manca terribilmente nel mondo dello sport: consapevole della sua funzione sportiva, ma anche sociale, è stata in grado di veicolare messaggi potentissimi, indirizzando i cuori e svegliando coscienze tramite azioni precise e dense di valori. L’appoggio incrollabile alla Primavera di Praga per la resistenza cecoslovacca fu come un faro nella notte, un porto sicuro per i suoi concittadini.
Quanto sportivi ad oggi potrebbero essere un riferimento di questo tipo? Ben pochi.
Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire le funzioni dei social media e analizzare il nostro traffico. Inoltre forniamo informazioni sul modo in cui utilizzi il nostro sito ai nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che hai fornito loro o che hanno raccolto in base al tuo utilizzo dei loro servizi. Visualizza dettagli