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La storia di Lebron James potrebbe essere riassunta in uno dei suoi soprannomi: “Il Prescelto”. Considerato già oggi uno dei giocatori più forti di tutti i tempi, James ha però dovuto affrontare varie vicissitudini prima di diventare la stella NBA conosciuta in tutto il mondo.
Nato ad Akron il 30 Dicembre 1984, LeBron ha vissuto un’infanzia difficile, condizionata dalla mancanza della figura paterna. Cresciuto solo con la madre Gloria, James ha da sempre dichiarato di aver trovato da stimolo l’essere stato l’unico uomo di casa, considerando la giovane età della mamma (17enne al momento del parto). I due vissero momenti difficili, specie quando Gloria venne arrestata per alcuni piccoli crimini, ma il loro legame rimase sempre molto forte. La svolta per il piccolo Lebron avvenne quando Frank Walter, allenatore di football del quartiere, chiese e ottenne l’affidamento del ragazzo. La figura del coach fu importante perché tenne James lontano dai brutti ambienti e lo portò a interessarsi alla pallacanestro.
Iscritto alla St.Vincnt-St.Mary High School, entrò a far parte della squadra di basket nel 1999. Contemporaneamente prese parte anche alla squadra di football, dove ottenne risultati interessanti tanto da essere inserito anche nel miglior quintetto dello stato. Una sua eventuale carriera in questo sport, che per alcuni sarebbe potuta anche continuare in NFL, fu interrotta da un infortunio al polso che lo spinse a concentrarsi solo sul basket.
I primi due campionati di James furono sensazionali. Portò la squadra a vincere il titolo Ohio State Division III per due anni consecutivi, dominando ogni partita (la prima stagione si concluse con 27 vittorie su 27). Le sue esaltanti statistiche personali, accompagnate dai grandi risultati di squadra, attirarono un gran seguito di pubblico che costrinse all’High School di chiedere il permesso di giocare nel palazzetto dell’Università più vicina. Le gesta di Lebron non passarono inosservate neanche alla famosa rivista Sports Illustrated. In uno dei suoi numeri, il giornale dedicò a James la copertina con la scritta The Choosen One. Questo diventerà uno dei soprannomi più celebri del talento dell’Ohio, tanto che lui stesso deciderà di tatuarselo.
Ottenuto un altro titolo, decide di dichiararsi eleggibile al Draft del 2003. Appena 17enne, viene scelto come prima scelta dai Cleveland Cavaliers, squadra della sua città.
L’approdo in NBA di Lebron fu dal doppio volto. Da una parte ottenne ottimi risultati a livello personale, come il premio di Rookie of the Year (premio non scontato vista la presenza di giocatori come Carmelo Anthony e Dwayne Wade); dall’altra dovette fare i conti con una squadra non all’altezza che per le prime due stagioni con lui in roster non riuscì ad arrivare neanche ai Playoff.
La stagione 2005-2006 vede Cleveland raggiungere finalmente i Playoff, seppur eliminati dai campioni in carica dei Detroit Pistons. La squadra però era in continuo miglioramento, grazie a un James che si mantenne a livelli stellari. Nella stessa stagione il 23 dei Cavs ottenne un altro riconoscimento: vinse il premio di MVP dell’All Star Game, risultando il più giovane di sempre a riuscirci.
Nella successiva stagione arrivò finalmente l’approdo alle Finals NBA contro San Antonio. LeBron aveva condotto la squadra all’atto conclusivo grazie a una prestazione mostruosa che rimarrà per sempre nella storia della NBA. Durante gara-5 della Finale di Conference contro i Detroit Pistons, James segnò 29 degli ultimi 30 punti della sua squadra, regalando a Cleveland la vittoria nel supplementare. Tuttavia le Finals furono una grossa delusione. Gli Spurs vinsero nettamente 4-0, vincendo il titolo NBA.
Dopo la finale del 2007, il Prescelto continuò la sua ascesa conquistando il premio di MVP della regular season nel 2008-2009 e 2009-2010. Tuttavia la squadra non si dimostrò all’altezza delle sue ambizioni e i Cavs non raggiunsero mai le Finals.
Nel corso dell’estate 2010 James si dichiarò Free Agent. Furono molte le squadre interessate a lui, specie i New York Knicks. Lebron però decise di firmare per i Miami Heat, andando a formare insieme a Wade e Chris Bosh i così detti Big Three. La scelta fu molto criticata, specie perché James venne accusato di aver scelto la via più facile per vincere il titolo, andando a giocare con altri campioni. Tra i più famosi ad andare contro questa scelta ci fu Michael Jordan, che dichiarò:
Non avrei mai chiamato Larry Bird e Magic Johnson per proporgli di giocare nella stessa squadra. Capisco che i tempi sono forse cambiati, non è necessariamente una cosa negativa, ma, onestamente, se fossi stato in lui avrei cercato di battere Wade e Bosh invece di giocarci assieme.
Nonostante i favori dei pronostici, la prima stagione a Miami si concluse in modo deludente. Arrivati alle Finals NBA, superando agevolmente i Chicago Bulls, gli Heat persero clamorosamente 4-2 contro i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzki e dell’eccentrico proprietario Mark Cuban.
Nelle due stagioni successive arrivarono finalmente i primi due titoli NBA per Il Prescelto, che ottenne anche in entrambi i casi i premi di MVP delle Finals. Nel 2012 Miami ebbe la meglio per 4-1 contro gli Oklahoma City Thunder. La finale più combattuta fu invece l’anno successivo quando gli Heat trionfarono sui San Antonio solo in gara-7.
Spurs che tuttavia si riprenderanno la rivincita nel 2014. Miami approda alle Finals per il quarto anno su quattro con James in squadra, ma stavolta ad avere la meglio furono i texani. Quella sconfitta segnò la fine dell’era dei Big Three e della permanenza in Florida di LeBron.
Tramite una lettera a Sports Illustrated, James annuncia il suo ritorno a Cleveland. La squadra nel quadriennio senza di lui non aveva ottenuto alcun risultato, ma poteva contare in roster due stelle come Kyrie Irving e Kevin Love (arrivato da Minnesota l’estate stessa). La prima stagione si concluse con l’approdo alle Finals, ma per LeBron si trattò di un’altra sconfitta a cospetto dei Golden State Warriors.
L’anno successivo, la stagione 2015-2016, si ripresentò lo stesso scenario. Stessa finale con le stesse squadre. Le sorti della sfida sembravano però senza speranze per Cleveland. Gli Warriors, dopo aver realizzato il miglior record in regolar season (73-9), conducono 3-1 al termine di gara-4. Nessuno nella storia dell’NBA aveva mai vinto l’anello partenendo da quella situazione di svantaggio. I Cavs nelle due successive sfide riescono a portare lo scontro a gara-7. Nell’ultima partita entrambe le squadre mostrano evidenti segnali di stanchezza, ma LeBron ha modo di lasciare ancora una volta il segno con una stoppata incredibile su Iguodala. Il successivo canestro di Irving consegna il primo storico titolo a Cleveland. James, premiato MVP delle Finals, al termine della partita rilascerà in lacrime una dichiarazione d’amore alla sua città:
Cleveland, this is for you!
Da campioni in carica, i Cleveland Cavaliers si mantengono padroni a Est raggiungendo l’ennesima finale, la settima di fila per James. Contro gli ormai rivali acclamati dei Golden State Warriors, la squadra del Re (altro soprannome di LeBron) stavolta non può nulla, anche complici i diversi infortuni.
Il 2018 è l’ultimo anno di James a Cleveland. La squadra, priva di Irving ceduto a Boston, mostra difficoltà nel corso della stagione a inserire i nuovi acquisti. La squadra è tutta sulle spalle del Prescelto, che la trascina fino alla quarta finale consecutiva contro gli Warriors. Il divario tra le due squadre è però troppo ampio e ancora una volta ad avere la meglio fu la squadra allenata da Steve Kerr.
Nell’estate del 2018 James decide di uscire dal contratto e accettare l’offerta dei Los Angeles Lakers, per dimostrare di essere competitivo anche a Ovest. La squadra californiana non centrava i Playoff da diversi anni ed era in ricostruzione dopo il ritiro di Kobe Bryant. L’arrivo del Re riporta entusiasmo all’interno della franchigia. Tuttavia la stagione 2018-2019 si rivela un flop: i tanti infortuni e un roster non all’altezza fanno si che la squadra non arrivi neanche ai Playoff, un evento che non capitava a James dai primi due anni a Cleveland.
Ad inizio 2019 la dirigenza dei Lakers è protagonista di un ottimo mercato estivo, tra cui spicca il nome dell’All Star Anthony Davis. In una stagione condizionata dalla sospensione per la pandemia, i Lakers sono scossi da un’altra notizia. A Gennaio 2020 muore in un incidente aereo la leggenda giallo-viola Kobe Bryant, grande amico di James. Ripresa l’NBA nella “bolla di Orlando”, i Lakers e LeBron sono degli uomini in missione. Raggiunti i Playoff dopo sei anni, LA supera tutti i turni giungendo alle Finals contro Miami. Nonostante la buona pallacanestro giocata dagli Heat, il duo James-Davis si dimostra una delle migliori coppie del pianeta basket. I Lakers vincono il titolo numero 17 della loro storia, con LeBron che ottiene il quarto anello e un altro premio di MVP delle finali.
Ad inizio 2021, nonostante i 36 anni, James è ancora il più forte al mondo, dimostrando uno stato fisico e tecnico incredibile. Per quanto andrà ancora avanti a giocare? Difficile dirlo, più facile invece andare a vedere qualcuno dei suoi numerosi record e qualche curiosità personale.
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