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La storia di Marco Belinelli è quella che tutti i ragazzi italiani vorrebbero vivere. Partito dalla squadra di paese del Vis Persiceto, il Beli è arrivato fino in NBA, diventando l’unico italiano ad aver vinto un anello.
Grazie alle sue ottime prestazioni nei campionati regionali emiliani, viene notato dalla Virtus Bologna. Nella stagione 1997-1998 entra a far parte delle giovanili delle V-Nere. Grazie alle sue prestazioni, che lo rendono uno dei giovani più interessanti a livello nazionale, la squadra ottiene diversi titoli a livello provinciale e regionale. Le doti del giovane Marco non passano inosservate e a soli 15 anni viene chiamato ad allenarsi in prima squadra. La Virtus Bologna degli anni ’90 fu una delle squadre italiane più forti di sempre, vincendo anche in campo europeo. Quelli furono anni importanti per Belinelli che venne allenato da Ettore Messina, l’allenatore italiano più vincente di sempre, e da Manu Ginobili, stella argentina che dà lì a poco sarebbe diventata una leggenda NBA. Qualche anno dopo il Beli avrebbe ritrovato entrambi a San Antonio.
Fece il suo esordio nella stagione 2002-2003 giocando una trentina di partite tra campionato e coppa. La Virtus però stava per entrare in periodo societario complicato. Uno degli errori di quella gestione fu di lasciar andare il talento di San Giovanni in Persiceto. Belinelli però non fece molta strada: si accasò alla Fortitudo Bologna, rivale storica delle V-Nere.
La stagione d’esordio, nonostante le finali perse sia in campionato che in Eurolega, vedono aumentare i numeri di Marco che comincia a farsi notare anche a livello internazionale. È tuttavia la stagione 2004-2005 quella del salto di qualità: complice qualche problema di roster, Belinelli venne utilizzato con maggior minutaggio e diede un contributo importante alla vittoria dello scudetto sul campo dell’Armani Milano. Il giocatore è definitivamente esploso e lo dimostrò anche nella stagione successiva: altra finale scudetto (seppur persa contro Treviso) e altre prestazioni importanti (tra cui spiccano i 25 punti contro gli USA ai Mondiali).
La stagione 2006-2007 fu per Belinelli l’ultima in maglia Fortitudo. La squadra non era più competitiva come gli anni precedenti a causa di alcuni problemi societari e si stava avviando verso il fallimento. Come accaduto per Bargnani nel 2006 e Gallinari nel 2008, anche Marco venne notato dagli scout NBA.
Nel 2007 venne chiamato dai Golden State Warriors con la diciottesima scelta al Draft. Fu il quarto italiano chiamato in NBA, dopo Esposito, Rusconi e Bargnani. Scelto come primo europeo, si fece fin da subito notare disputando un’ottima Summer League. Tuttavia il giocatore venne utilizzato molto poco nell’arco della stagione, nonostante i miseri risultati di squadra. Nell’annata successiva, complici alcuni infortuni, Belinelli trova maggior spazio nelle rotazioni di coach Don Nelson. L’italiano riuscì a sfruttare l’occasione, vedendosi aumentare il proprio minutaggio e trovando anche alcune apparizioni in quintetto. Alcune sue prestazioni con più di 20 punti lo fanno entrare nel cuore dei tifosi, che lo soprannominano Rocky per via della sua somiglia con Silvester Stallone.
Nel luglio del 2009 viene ceduto ai Toronto Raptors. In Canada ritrova Andrea Bargnani, compagno di nazionale e avversario nella finale scudetto del 2006 contro Treviso. All’interno del roster Marco si deve accontentare di ruolo di riserva, in quanto la guardia titolare ai tempi era DeMar DeRozan. Belinelli gioca il maggior numero di partite in stagione, ma soltanto una volta da titolare e con un minutaggio inferiore rispetto a quello a Golden State.
Nella stagione 2010-2011, viene nuovamente ceduto, stavolta agli Hornets di New Orleans. Per la prima volta in carriera riesce a centrare i Playoff, uscendo però contro i Los Angeles Lakers. L’annata positiva è condita anche da una media punti in doppia cifra. Tuttavia nell’estate del 2011 il roster della franchigia si vede indebolito dalla partenza di Chris Paul. La squadra disputa un’annata disastrosa, convincendo Belinelli a diventare free agent.
Decise di firmare con i Bulls, una delle migliori squadre ad Est. Nonostante qualche difficoltà iniziale, date dall’alto livello del roster, Belinelli divenne uno dei giocatori più importanti per coach Thibodeau. Centrati i secondi Playoff in carriera, i Bulls si trovarono di fronte i Brooklyn Nets. Giunti a gara-7, Belinelli fu uno dei protagonisti della vittoria di Chicago segnando 24 punti, alcuni nei minuti finali. Marco divenne il primo italiano a superare un turno di Playoff NBA.
L’esperienza ai Bulls, a detta dello stesso giocatore, rimarrà sempre una delle più importanti della carriera di Belinelli. Tuttavia, dopo un solo anno, Marco si trasferisce a San Antonio firmando con gli Spurs. Qui ritrova Manu Ginobili, compagno di squadra ai tempi di Bologna. Grazie a una percentuale da 3 punti superiore al 44%, viene selezionato per partecipare all’ NBA Three-point Shootout, durante l’All Star Game del 2014. Superato Bradley Beal in finale, Belinelli ottenne il trofeo e diventando uno dei migliori specialisti al tiro della Lega. Ala manifestazione parteciperà anche nel 2015, venendo però battuto da Steph Curry.
La stagione con gli Spurs è magica. La squadra ottiene la vittoria della Conference e giunge all’atto conclusivo contro i Miami Heat di LeBron James. San Antonio gioca una serie strepitosa, grazie anche al contributo di Belinelli che uscendo dalla panchina porta alla causa texana 11,4 punti di media col 43% da 3 punti. Marco vince così nel 2014 il primo titolo NBA, risultato storico per un giocatore italiano.
In NBA non è facile rimanere in una franchigia per molto tempo, specie se si è specialisti in un ruolo e giocatori utilizzati prevalentemente dalla panchina. Belinelli, anche a causa del passare degli anni, si è sempre più specializzato come guardia tiratrice.
Dopo la vittoria del titolo con gli Spurs nel 2014, per Marco iniziarono una serie di esperienze. Dopo un altro anno a San Antonio, disputando per un’altra volta i Playoff, decide di firmare con i Sacramento Kings. Quella si rivelò presto una pessima scelta, con il giocatore che decise di andarsene dopo appena un anno,
Nelle successive quattro stagioni veste quattro maglie diverse. Fa ritorno agli Hornets, dove si riscatta rispetto alla precedente esperienza, e gioca per gli Atlanta Hawks non ottenendo particolari soddisfazioni e lasciando la squadra già dopo 5 mesi. Nel febbraio del 2018 viene ingaggiato dai Philadelphia 76ers, dove disputa un’ottima parte finale di stagione e mettendosi in mostra anche nei Playoff.
Nonostante lasci un ottimo ricordo ai tifosi dei Sixers, decide di cambiare nuovamente franchigia ritornando agli Spurs. Qui ritrova Ettore Messina, il coach che lo fece esordire in Serie , in qualità di assistente della squadra texana. Dopo due stagioni decide di ritornare free agent.
A dicembre 2020, dopo mesi di inattività a causa della pandemia, firma con la Virtus Bologna ritornando in Serie A dopo 13 anni. Fa il suo esordio nella sconfitta casalinga del 27 dicembre contro l’Olimpia Milano di Ettore Messina.
Marco Belinelli, grazie al titolo NBA vinto nel 2014, è ormai a pieno diritto nel libro di storia della pallacanestro italiana. Vediamo insieme, come fatto per altri campioni come Kevin Durant, alcune curiosità sul suo conto.
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