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Il weekend delle stelle è uno dei momenti più attesi e divertenti della stagione NBA. L’All Star Game prevede varie gare, tra cui quella delle schiacciate e quella del tiro da tre punti, ma sicuramente il momento più atteso per anni è stata la sfida tra i migliori dodici giocatori della Eastern Conference contro quelli della Western.
Oggi le cose sono un po’ cambiate: scopriamo la storia di questo evento sportivo simbolo della pallacanestro americana.
Il primo All Star Game NBA della storia venne organizzato nel 1951, appena cinque anni dopo la nascita della Lega. Da allora solo nel 1999 non è stato organizzato, dato che quella stagione fu condizionata dal “lockout” e fu impossibile trovare una data nel calendario.
Alcune delle edizioni più belle sono state quelle del 1997, quando per celebrare i 50 anni della NBA vennero invitati i migliori cinquanta giocatori della storia della Lega, oppure quella del 2001, quando Iverson rimontò da solo 21 punti di svantaggio a meno di dieci minuti dal termine.
Sono molti i campioni ad aver preso parte a questo evento. Colui che detiene il record di MVP, premio dato al miglior giocatore della partita, è Kobe Bryant con quattro affermazioni (di cui una però in coabitazione con Shaquille O’Neal). Un gradino più indietro troviamo altre leggende della pallacanestro americana come Michael Jordan e LeBron James. Un MVP passato alla storia fu quella di Magic Johnson nel 1992. Il playmaker ex Lakers, trovato sieropositivo un anno prima, venne convocato nonostante non avesse giocato neanche una partita in stagione regolare, ma riuscì comunque a vincere l’ambito premio.
Per quanto riguarda le presenze sono ancora James e Bryant a presenziare su questo speciale podio, con rispettivamente 16 e 15 presenze. Chi invece comanda la classifica è Kareem Abdul-Jabbar: partecipò all’All Star Game in 18 delle 20 stagioni da professionista. Inoltre la leggenda detiene il record di giocatore più anziano a partecipare a tale manifestazione, quando nel 1989 giocò la partita a 41 anni suonati.
Fino all’edizione del 2017 i giocatori per l’All Star Game erano divisi in due squadre chiamate a rappresentare le due Conference. Le convocazioni erano decretate in base ai voti del pubblico, che avrebbero dovuto scegliere due guardie e tre ali, in modo da comporre i quintetti delle due formazioni. Le riserve sarebbero poi state scelte dagli allenatori selezionati alla carica dei due superteam.
Oggi la formula è leggermente cambiata. I tifosi continuano a votare i loro preferiti in base ai ruoli, ma le squadre vengono decise dai due capitani selezionati, tutto in diretta tv. Nell’edizione 2018, la prima con questa nuova modalità, furono scelti LeBron James e Steph Curry.
L’All Star Game è l’evento conclusivo di un weekend spettacolare. Al venerdì c’è la Rookie Challenge: per anni la sfida tra giocatori al primo anno contro quelli al secondo, è oggi la sfida sempre tra giovanissimi ma che vengono divisi in Team USA e Team Resto del Mondo.
Al sabato invece sono previste la gara delle schiacciate e la gara del tiro da tre punti. Quest’ultima è stata vinta anche da un italiano, ossia da Marco Belinelli nel 2014.
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