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Ci risiamo, Russell Westbrook è di nuovo in tripla-doppia di media, ma nonostante questo, opinioni sul suo conto rimangono controverse. C’è chi lo elogia a gran giocatore e chi lo detesta profondamente, ed effettivamente, un giocatore come Russell Westbrook o lo si ama o lo si odia.
Chi è Russell Westbrook
Russell Westbrook nasce il 12 novembre 1988 nella cittadina di Long Beach, in California. Si avvicina alla pallacanestro in punta di piedi, perché il suo fisico – all’epoca – gracile e dotato di scarsa elevazione, non ne facevano presagire un futuro roseo.
Entrato nella Leuzinger High School, le aspettative non vengono tradite e Russell si ritrova in panchina, non come il suo caro amico Khelcey Barrs, stella della squadra. Correva l’anno 2004 quando Khelcey, promessa dell’NBA, si accascia a terra dopo un allenamento e muore a causa di un’ipertrofia al cuore. Russell, da allora, la prende sul personale e promette di coronare il loro sogno di giocare in NBA, salendo di colpi e crescendo esponenzialmente (sul campo e in palestra).
Grazie all’incredibile crescita, Westbrook attira le attenzioni di diversi college, accettando l’offerta di UCLA. Dopo il primo anno trascorso come panchinaro, si guadagna un posto nella starter lineup, trascinando – insieme a Kevin Love – UCLA alle Final Four della March Madness. I Bruins escono in semifinale, ma ormai è giunta l’ora: Russell Westbrook si dichiara eleggibile al Draft NBA del 2008.
L’approdo in NBA
Nella notte del Madison Square Garden di New York, i Seattle SuperSonics lo chiamano con la quarta scelta assoluta prima di cambiare società e diventare Oklahoma City Thunder.
Nell’anno da rookie, non ancora 21enne, registra 15 punti, 5 rimbalzi e 5 assist di media, impresa riuscita solo a gente del calibro di LeBron James, Chris Paul, Magic Johnson, Ben Simmons e Allen Iverson. Inoltre, realizza anche la sua prima tripla doppia, suo attuale marchio di fabbrica. I Thunder di Westbrook e Durant diventano in poco tempo una delle squadre più forti e interessanti della lega.
Nella stagione 2010-2011 si consacra come uno dei migliori playmaker in circolazione. Westbrook, infatti, partecipa per la prima volta ad un All Star Game e – con l’aiuto di Kevin Durant – trascina i Thunder alla quarta posizione ad Ovest. La stagione successiva vede i Thunder come favoriti ad Ovest, e infatti le aspettative non vengono tradite. La squadra, composta da Westbrook-Durant-Harden, un trio che oggi farebbe ancora più paura, arriva alle Finals, dove però esce sconfitta dai Miami Heat di LeBron James. Nelle stagioni successive gioca e vince l’MVP dell’All Star Game, continuando macinare triple doppie e arrivando quarto nella corsa all’MVP dell’NBA nella stagione 2015-2016.
L’addio di Durant e il titolo di MVP
A fine stagione, però, succede che Kevin Durant decide di lasciare i Thunder, trasferendo il suo talento nella Baia di San Francisco con l’obiettivo di vincere. Una decisione che Westbrook non condivide e che fa naufragare i rapporti tra i due.
Westbrook, di nuovo, la prende sul personale e disputa una stagione di altissimo livello, infrangendo o eguagliando diversi record relativi alle triple doppie. Sul finire del 2016 (e ad aprile) ne realizza 7 consecutive, come di Michael Jordan e Oscar Robertson. La stagione stratosferica, conclusa con una tripla doppia di media, gli vale il titolo di MVP dell’NBA, ma i Thunder escono al primo turno di Playoff. Le opinioni su Westbrook continuano a divergere, da chi lo ama incondizionatamente (io, ad esempio) e chi invece vede solo la sua sfacciataggine in campo e l’incompatibilità con i compagni.
L’anno successivo i Thunder provano a fare sul serio di nuovo, acquistando Paul George e Carmelo Anthony. Westbrook non riesce a far ambientare i compagni e le mosse si rivelano un fiasco, tanto che i Thunder escono di nuovo al primo turno di Playoff. Nella stagione successiva continua a stabilire record di triple doppie, superando un certo Wilt Chamberlain per triple doppie consecutive. Chiude la stagione a una tripla doppia di media per il terzo anno di fila, ma OKC continua ad uscire ai Playoff.
L’addio alla Thunder Nation
Il 16 luglio 2019, i Thunder decidono di lasciar andare Westbrook per farlo vincere altrove, scambiandolo con Chris Paul degli Houston Rockets. Westbrook ritrova così James Harden, ma fa fatica ad ambientarsi al nuovo contesto. Dopo un primo periodo di assestamento, si riconferma un ottimo giocatore, chiudendo l’anno a 27,2 punti di media. Rientra in campo per i Playoff dopo aver contratto il Covid-19 e non riesce ad imporsi fisicamente, con i Rockets che escono contro i Lakers di LeBron James, poi campioni NBA.
Inizia la stagione 2020-21, ma i Rockets vengono scossi dalla richiesta di cessione di James Harden. La franchigia si arma di pazienza e decide di rifondare, cedendo prima Russell Westbrook ai Washington Wizards in cambio del rientrante dall’infortunio John Wall, e poi James Harden ai Brooklyn Nets in cambio di diversi assets per il futuro.
La stagione a Washington inizia malissimo, con Westbrook che continua a registrare triple doppie ma non riesce ad ambientarsi con Bradley Beal e compagni. I Wizards, infatti, trascorrono la prima metà di stagione in fondo alla east conference prima del giro di boa. Dopo l’All Star Game, infatti, la squadra sembra riprendersi e Beal e Westbrook sembrano aver trovato l’intesa, tanto da arrivare a 2 partite dal play-in. Ad oggi, Russell Westbrook viaggia con una tripla doppia da 22 punti, 10 rimbalzi e 10 assist di media, per la quarta volta in carriera.