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Il termine ‘hooligan’ proviene dalla lingua inglese e viene utilizzato per indicare un individuo ribelle e violento. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso, la parola venne introdotta in ambito calcistico per classificare i tifosi più indisciplinati e irruenti delle squadre del Regno Unito.
L’origine del termine “hooligan”
Sull’origine del termine ‘hooligan’ esistono diverse teorie: secondo alcuni, deriverebbe dall’espressione ‘Hooley’s gang’, banda di malviventi inglesi attiva nel quartiere londinese di Islington mentre, per altri, potrebbe essere stato ereditato dal cognome del criminale irlandese Patrick Hooligan o dalla famiglia irlandese ‘Houlihan’, dalla discussa e cruenta reputazione. Una delle prime attestazioni scritte della parola, invece, apparve sul giornale in lingua tedesca ‘Der Tiroler’ pubblicato a Bolzano l’8 novembre 1918. All’epoca, il termine venne usato per riferirsi ai soldati ungheresi e slavi che, alla fine della Prima Guerra Mondiale, vagavano saccheggiando e incendiato ogni luogo in cui arrivavano.
I primi hooligans nel calcio
L’Inghilterra, quindi, non è stata soltanto la patria del football ma anche il luogo in cui si sono sviluppate numerose mode e sottoculture legate al mondo calcistico come, ad esempio, il fenomeno degli hooligans, nato negli anni ’60 del secolo scorso, durante la fase della ripresa economica nazionale.
In questo periodo, negli stadi inglesi, iniziò a fare la sua comparsa un nuovo tipo di tifoso strettamente legato al movimento skinhead e facilmente riconoscibile tramite apposite caratteristiche: capelli rasati, jeans Levis, camicia Ben Sherman e, ai piedi, Dr. Martens con punta di ferro rigorosamente a vista. Il movimento skinhead, dagli stadi inglesi, si diffuse rapidamente in tutti gli stadi d’Europa e annoverò tra le proprie file giovani sostenitori della classe operaia. Gli skinhead non erano gruppi politicizzati ma si presentavano come anarchici e, in quanto tali, si scontravano contro qualsiasi fazione o colore politico e nutrivano odio e rancore nei confronti di chiunque non appartenesse al loro sistema. Il movimento si identificava, però, con correnti musicali come lo street punk o il reggae.
La nascita delle prime FIRMS
Con l’affermarsi della presenza degli hooligans negli stadi, vennero istituite anche le prime gang da stadio dette firms. Alcune delle firms più famose, che modificarono la realtà del tifo britannico, sono Bushwachers, Zulus, ICF e The 657 Crew. In questo contesto, presero forma i primi scontri tra tifoserie: lo scopo di ogni squadra consisteva nel mettere in fuga il “nemico” dimostrando la propria superiorità tramite atti di intimidazione e violenza.
Hooligans: riconoscimento del fenomeno da parte dei media
La presenta degli hooligans negli stadi è evidente nelle curve che occupano e che marcano con i colori della propria squadra esibiti su stendardi, bandiere o sciarpe. Il posto degli hooligans sono, solitamente, le football ends ossia le tribune situate dietro le porte degli stadi inglesi. Con gli hooligans, gli scontri tra fazioni diverse come West Ham, Tottenham, Chelsea, Arsenal e Milwall sono all’ordine del giorno ma, contemporaneamente, si creano anche gemellaggi contro nemici comuni.
Gli episodi di violenza, dagli anni ’60, hanno subito un’escalation eccezionale sia all’interno che all’esterno degli stadi e hanno portato a un graduale allontanamento dei vecchi tifosi, inglesi e europei, da tribune e campi da gioco. Complice anche la mancanza di controllo da parte delle forze dell’ordine del tutto impreparate al fenomeno.
A partire dagli anni ’70, gli hooligans iniziarono a essere riconosciuti e segnalati dai media inglesi: pertanto, vennero istituiti imponenti schieramenti di polizia mentre, nel 1977, vennero installate le prime telecamere a circuito chiuso, misura che divenne obbligatoria dagli anni ’80.
Intanto, i giornalisti contribuirono a diffondere il fenomeno e stilarono classifiche sulle tifoserie più temute. Alcune di esse, intanto, strinsero rapporti con il Fronte Nazionale di estrema destra, cui la stampa ha imputato spesso la responsabilità di istigare la violenza negli stadi, sottovalutando la reale portata del problema inglese.
Violenza e scontri
Il primo caso di morte in uno stadio ad opera degli hooligans è stato registrato il 24 agosto 1974: si trattava di un tifoso del Blackpool di 17 anni, accoltellato fatalmente da sostenitori dei Bolton, sul retro della Spion Kop a Bloomfield Road.
In seguito alla morte del 17enne, vennero adottate misure restrittive che, però, non riuscirono a contenere gli episodi di violenza, limitandosi a trasferirli al di fuori della struttura sportiva o sui treni utilizzati dai tifosi in trasferta. Il clima di violenza, in questo modo, si diffuse in tutta Europa, spesso scenario di scontri in occasione di eventi calcistici. È il caso, ad esempio, della partita di Coppa UEFA tra Tottenham e Feyenoord del 1974 durante la quale gli hooligans devastarono la città olandese terrorizzando gli avversari, la popolazione e gli agenti di polizia e provocando circa 200 feriti.
Nel 1975, invece, gli hooligans seminarono panico anche in Coppa dei Campioni, durante la finale tra Leeds e Bayern Monaco giocata a Parigi che portò la Uefa a stabilire la loro esclusione dalle competizioni internazionali per 4 anni.
Tra gli episodi più drammatici, inoltre, compaiono gli scontri provocati durante l’amichevole del 1972 Millwall-West Ham, la FA Cup 73/74 Newcaste-Nottingham Forest, il campionato 1975 Tottenham-Chelsea, la Coppa delle Coppe 1977 St. Etienne-Man.Utd, la semifinale FA Cup 1985 Manchester Utd-Liverpool fino ad arrivare alla tragica strage dell’Heysel avvenuta presso l’Heysel stadium di Bruxelles durante la finale di Coppa dei Campioni del 29 maggio 1985.
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