La storia del totocalcio: l’idea per rilanciare il panorama sportivo post-bellico

Il calcio in Italia si può sicuramente considerare sport nazionale. In occasione di ogni partita milioni di telespettatori si collegano da casa per tifare senza però concentrarsi unicamente sulla propria squadra del cuore. È comune tra gli appassionati infatti guardare qualsiasi partita che venga trasmessa.

Parte del divertimento è oggi dato anche dal seguire le partite dopo aver scommesso sui risultati: come sono nate le schedine e qual è la storia del totocalcio, ovvero il loro antenato?

La storia del totocalcio: cos’è

Il totocalcio (totalizzatore calcistico) è un concorso a premi il cui scopo è quello di prevedere gli esiti di 14 partite di calcio (inizialmente erano solo 12) tra serie A, Coppa Italia ecc. Chi scommette deve segnare 1 se punta sulla vittoria della squadra che gioca in casa, X se crede che la partita finirà in pareggio e 2 se invece vuole puntare sulla vittoria della squadra in trasferta.

Il prezzo iniziale della giocata era di sole 30 lire e la prima schedina, seppur riscosse “solo” 34mila giocate, garantiva una vincita che si aggirava intorno alle 490.000 lire.

Come è nato il totocalcio

Durante la seconda guerra mondiale Massimo della Pergola, ebreo che scappa con la sua famiglia in Svizzera per sfuggire ai nazisti, chiuso in un campo di lavoro per profughi a Pont La Merge sogna un futuro in cui si possa riprendere a giocare e a vedere il calcio. Massimo prima della fuga era un giornalista sportivo e si continuava a domandare come avrebbe fatto il mondo sportivo a riprendersi dal conflitto e dalla distruzione.

A seguito della liberazione, Massimo decide di mettere in atto una delle idee che aveva avuto per smuovere economicamente l’ambiente sportivo durante gli anni passati a Pont La Merge: la schedina. Insieme agli amici conosciuti nella redazione di “Sport Ticinese” nel 1944, che sostenevano il suo progetto, decide di fondare a Milano un’azienda: la Sport Italia Società a Responsabilità Limitata (SISAL).

Il progetto prende vita ufficialmente nel Maggio del 1946. Seppur quel primo tentativo vendette solo 34mila foglietti, da quel momento in tutte le città si iniziò a parlare di questo nuovo gioco che “al prezzo di un Vermouth” ti consentiva di provare a vincere una grossa cifra. Era visto un po’ come un simbolo di speranza dopo la misera portata dalla guerra e può essere considerato come un primo step verso la formazione della società dei consumi.

Gli sviluppi

Ben presto, quindi, questo nuovo gioco fu sulla bocca di tutti gli appassionati di calcio e non. Nel 1947 Pietro Aleotti, fabbricante di bare di Treviso, indovina i 12 risultati e vince la modifica cifra di 64 milioni di lire.

Se per i primi due anni di vita del gioco la SISAL si occupa di tutto, dal 1948 il servizio inizia a essere gestito direttamente dal CONI che ribattezza il gioco come Totocalcio. Tramite decreti legislativi all’idea di della Pergola venne concessa la nazionalizzazione e la puntata per giocare la schedina passa al prezzo di 50 lire. Dal 1950, inoltre, si inserisce una tredicesima squadra su cui scommettere e da quel momento le cifre diventano davvero esorbitanti.

Gli incassi venivano tripartiti tra CONI, Stato e vincitore. Il povero Massimo, nonostante avesse inventato il gioco, non riesce ad ottenere nessun indennizzo e ben presto decide di cedere la sua quota SISAL ai due amici co-fondatori per dedicarsi unicamente all’attività giornalistica.

Il boom degli anni ’90

A seguito delle leggi finanziarie dei primi anni ’90 che fecero alzare il prezzo della scommessa, i montepremi diventano ancora più allettanti e la quantità di scommesse settimanali raggiunge così le sue vette massime. Le persone sono troppo attratte dalla possibilità di vincere certe cifre semplicemente giocando e investendo così poco.

Proprio nel 1993 si registra la più alta vincita di sempre, quando una schedina con un 13 e cinque 12 fanno vincere al suo possessore oltre 5.549.756.245 lire. Nel 1994 al Totocalcio si sono affiancati altri giochi di pronostico come il Totogol o il Totosei e nei primi anni 2000 nuove regole sono state introdotte. Si gioca oggi infatti su 14 partite e si può essere sorteggiati per ottenere dei premi anche se la propria schedina appartiene a quelle perdenti.

Il figlio di Massimo della Pergola commenta l’esclusione del padre dai guadagni della sua invenzione dicendo semplicemente che:

Aveva la consapevolezza che, grazie alla sua idea veramente unica lo sport italiano si era rimesso in piedi dopo il disastro della guerra.

E questa, fu sicuramente la soddisfazione più grande.

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