Oggi Kerlon vive negli Stati Uniti, fa l’istruttore in una scuola calcio e fa parte di una agenzia di calciatori brasiliani. Tuttavia qualche anno fa era conosciuto come l’erede designato di Ronaldinho, Scopriamo la sfortunata storia di Kerlon Foquinha, dall’approdo all’Inter nel 2008 fino al ritiro a soli 29 anni.
Kerlon Moura Souza nasce a Ipatinga (Brasile) il 27 gennaio 1988. Il soprannome con cui è noto a tutti è però Foquinha, a causa della sua particolare bravura nel realizzare numeri palleggiando con la testa, sembrando appunto una foca.
Dopo essersi messo in mostra nelle giovanili, a soli 17 anni esordì in prima squadra con la maglia del Cruzeiro. Il 2005 fu un anno particolarmente fortunato anche la convocazione al campionato Sudamericano U17 in cui vinse il premio di capocannoniere e miglior giocatore della competizione.
Con la squadra brasiliana trascorse quattro stagioni, collezionando solo 26 presenze, una rete e tanti infortuni. Rimasta impressa fu la sua squalifica di dieci giornate (ridotte poi a cinque), a causa di una delle espulsioni più famose nella storia del calcio. Infatti Foquinha fu protagonista di una rissa dopo che il suo avversario decise di abbatterlo con una spallata a seguito del suo ennesimo giochetto da foca.
Nel 2007, coi suoi 170 cm e l’etichetta di nuovo Ronaldinho, decise di abbandonare la patria per provare l’Europa, esperienza tanto ambita da molti calciatori sudamericani.
Approdò così in Italia, acquistato da Chievo e Inter. I primi lo ingaggiarono nella loro squadra, i secondi misero a disposizione i loro medici per riabilitare le sue ginocchia vittime di diversi falli negli anni in Brasile.
Dopo un anno trascorso a Verona, con cui colleziona quattro presenze, firmò un triennale coi nerazzurri. In quel periodo l’Inter era la squadra più forte del campionato, piena zeppa di top player, ma con poco spazio per i giovani. Tuttavia la società decise di credere nel suo talento e lo mandò a farsi le ossa all’Academy dell’Ajax. Purtroppo nel corso di un allenamento Foquinha fu vittima di un grave infortunio che lo tenne fuori dal campo per sei mesi. Al suo rientro la sfortuna non lo abbondonò e nel 2010, subito dopo essere tornato a Milano, l’ennesimo stop lo costrinse ad un’altra operazione.
Una volta completato il recupero decise di tornare in Brasile. Le esperienze con Paranà e Nacional-MG furono un fallimento. Decise, a 25 anni, di rilanciarsi nella terza divisione giapponese dove riuscì a tornare al gol dopo sette anni di digiuno. Ripreso un discreto minutaggio, provò anche l’esperienza americana a Miami, ma fu anche quello l’ennesimo fallimento.
Dopo aver girovagato anche a Malta e Slovacchia, decise a 29 anni di appendere le scarpette al chiodo. Nel 2017, ultimo anno da calciatore, dichiarò:
Ho vissuto momenti di grande tristezza, con tanti infortuni e tanta sfiducia. Ho lottato, ci ho provato. Nonostante sia dovuto passare per sei operazioni al ginocchio e due alla caviglia, ho sempre tentato di fare ciò che mi piace di più: giocare a calcio. Con mio padre abbiamo creato una giocata unica, il dribbling della foca. Sono stato sconfitto dagli infortuni, ma sono felice perché ho avuto l’opportunità di vivere momenti che solo il calcio può dare.
Oggi, con qualche chilo in più come si evince dal suo profilo Instagram, ambisce a rimanere nel mondo del calcio che, nonostante la sfortuna, rimane il suo grande amore.
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