Raggiunto da Tuttosport, Tomas Rincon ha parlato del significato che ha per lui la maglia della Juventus, dato che l’ha indossata 4 anni fa: “Mi stimola soltanto perché è il prossimo avversario del Torino. Non è particolarmente speciale per me. È una maglia come un’altra.
È la maglia di un avversario. Ogni settimana cambiano i colori davanti a me”.
“Quando sono diventato granata la gente mi guardava un po’ da lontano. Come se fossi sospetto. Sapevo benissimo che sarebbe stato così. Ma sapevo anche che avrei potuto seguire un percorso importante, qui.
E che avrei dovuto guadagnare la fiducia dei tifosi con il lavoro, la serietà, l’impegno, il rendimento. Dopo alcuni mesi iniziai a percepire l’affetto della gente. E mi fece molto piacere. D’altra parte quando io scelgo una squadra, poi do l’anima. Cerco di rappresentare nel mio modo di giocare ciò che è la storia di una società. E ciò che i tifosi vogliono vedere. Percepii subito un qualcosa di particolare. Conosco bene la storia del Toro. La gloria e la tragedia”.
Chiosa sul suo soprannome, El General: “Mi piace, continua a piacermi. Ha una dozzina di anni questo soprannome, da quando mi trasferii in Germania. Nell’Amburgo. Ero ancora molto giovane, avevo 20, 21 anni. In campo gesticolavo molto, in più emergeva già la mia personalità. Il mio carattere, il mio modo di interpretare il ruolo. Un giornalista iniziò a chiamarmi El General, nei suoi articoli. Così presero a farlo anche i compagni, l’allenatore, altri giornalisti, i tifosi, gli amici. Il soprannome mi rappresentava. E non mi dispiaceva. Ci misi sopra anche la mia esultanza dopo un gol col saluto militare. Quel soprannome l’ho poi esportato dappertutto. Anche nella nazionale venezuelana”.