I soprannomi dei calciatori più curiosi: da O Rei a El Divin Codino

Alcuni non hanno bisogno di spiegazioni, altri hanno richiesto l’ingegno di cronisti e fan. Nomi di battaglia, epiteti affettuosi, ma anche nomignoli di scherno. Quali sono i soprannomi più curiosi dei calciatori di tutti i tempi?

I soprannomi più curiosi dei calciatori

Per merito proprio o per malizia altrui, da sempre ai calciatori si appioppano nomi e nomignoli. Talvolta inventati dai compagni di squadra, più spesso dai giornalisti o dai propri tifosi. Accompagnano le carriere dei giocatori e li omaggiano (o perseguitano) anche fuori dal campo.

La vecchia scuola mondiale

A voler partire dagli Déi i cui soprannomi sono noti quanto innegabili: el Pibe de Oro o La Mano de Dios, alias Diego Armano Maradona; Michel Le Roi Platini e O Rei, il Re alias Pelé. Peraltro, nemmeno quest’ultimo il vero nome del campione, al secolo Edson Arantes do Nascimento. Gabriel Batistuta alias Batigol rispondeva al soprannome di Re Leone grazie al coraggio in campo e alla chioma fluente. Kaiser Franz o semplicemente Kaiser invece il “titolo” del leggendario Franz Beckenbauer. Simile per l’uso dell’iperbole ma più vicino a noi, l’Imperatore Adriano. Dopo l’addio al calcio ha ceduto il passo all’Imperatore del Barbecue, viste le sue prodezze nella favela e l’ulteriore sovrappeso (a fine carriera già esibiva i primi segni della nuova passione).

George Best per la stampa era The Beatle o Il quinto Beatle per il taglio di capelli simile a quello dei Fab Four. Senza troppa umiltà e con uno spiccato senso del minimal, si è autoproclamato The Best. Per riferirsi al terzino-macellaio del Nottingham dei 90s Stuart Pearce la stampa inglese usava invece il vezzeggiativo Psycho. A ispirare il nickname, gli interventi scellerati sulla sua fascia sinistra, duri quanto gratuiti.

Insieme a Pellegatti, Gianni Brera è probabilmente il più prolifico mastro inventore di soprannomi per i calciatori. Porta la sua firma Piper, assegnato a Gabriele Lele Oriali. Il riferimento è al marchio di Champagne e alla capacità del mediano per eccellenza di rendere piacevoli e frizzanti le partite. Un’altra sua creazione è il nome con cui Boninsegna è forse più conosciuto: Bonimba. Il neologismo nasce dall’unione del cognome e dal termine “Bagonghi”, usato per riferirsi ai nani da circo. Bonimba, infatti, pur non arrivando al metro e settantacinque, riusciva a saltare oltre le spalle dei suoi marcatori. Inutile dire che l’attaccante di Cagliari e Inter non amasse particolarmente il suo nome acquisito.

Serie A, anni 90-Duemila

Nell’Italia degli anni Novanta e primi Duemila abbiamo avuto il Divin Codino Roberto Baggio. Francesco Totti, per tutti Er Pupone e per la Curva Sud Er Capitano per antonomasia. Ad affibbiare il nome d’arte Pinturicchio ad Alex Del Piero – per via delle “pennellate” perfette – è stato invece Gianni Agnelli. Per tutti LAvvocato, lo storico presidente della Juventus amava infatti affibbiare soprannomi. Non ha risparmiato nemmeno il già citato Baggio, che ha ribattezzato Raffaello per l’eleganza in campo. Proprio Baggio definirà Angelo Di Livio Il Soldatino durante la parentesi 1993-1995, in cui entrambi portavano la maglia della Juve. La ragione? La sua particolare andatura nella corsa. Tuttavia, nell’immaginario collettivo diviene poi un omaggio allo spirito di sacrificio e alla tenacia del centrocampista.

Il rossonero (fino al 2002) e azzurro Demetrio Albertini era conosciuto con il soprannome di Metronomo per meriti di gioco. Leggendaria era infatti la sua capacità di dettare i tempi e orchestrare tutta la squadra. Sempre nei gloriosi anni ’90 del Milan di Berlusconi milita Arsenio Lupin, al secolo Massimo Ambrosini. Nome di battaglia naturalmente guadagnato per l’abilità nel rubare palloni. E poi ancora l’Uomo ragno Walter Zenga, grazie alle skills tra i pali, e Walter The Wall Samuel, una vera e propria fortificazione nella difesa di Roma e Inter.

Le generazioni più recenti

Ma i soprannomi curiosi dei calciatori non sono prerogativa assoluta delle vecchie leve. Classe 1984 ma ancora in campo con il Groningen in cui è cresciuto, Arjen Robben si è guadagnato un nomignolo non proprio gratificante. Per la stampa è infatti L’uomo di cristallo, a causa dei continui infortuni. Nome a doppio taglio invece per Leo Messi. A nessuno piace farsi dare del nano (vedi Bonimba), ma La Pulce ben incarna anche il fisico scattante e i repentini cambi di velocità del numero 10 del Barça.

L’uruguaiano Edinson Cavani è per la stampa italiana El Matador, per la sua capacità di farsi rispettare come un Torero nell’arena. Mentre il ribattesimo di Paul Pogba è Polpo: sia per le gambe e braccia lunghe come tentacoli, sia per un gioco di parole con il nome-cognome. Menzione necessaria per gli amanti del black humour: il CSKA Mosca ha dato in prestito al Benevento Adolfo Gaich. Tristemente noto come El Genocida del Gol o – all’occorrenza – la Solución final per le sue origini tedesche (oltre che per il nome di battesimo, non proprio neutro). Per assonanza e per le stesse ragioni, l’argentino si è aggiudicato un ulteriore nickname: Il Terzo Gaich.

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