Di recente è tornato in primo piano il tema della multiproprietà nel mondo del calcio. Si tratta di una strategia aziendale adottata da molti club europei e non solo, che da sempre ha acceso il dibattito tra gli esperti e gli appassionati.
Ma ecco come funziona la multiproprietà nel calcio.
La multiproprietà nel calcio: ecco come funziona
Nel mondo del calcio la multiproprietà prevede la contemporanea proprietà di due squadre diverse, appartenenti a due leghe distinte.
Questo tema è tornato in primo piano in Italia, dopo la recente promozione della Salernitana in Serie A.
Uno degli artefici di questo successo sportivo è Claudio Lotito, che nel 2011 ha acquistato il club granata dopo il fallimento della gestione precedente. Gli ultimi dieci anni della squadra campana sono stati una vera e propria scalata verso il paradiso. Ora però, Lotito si trova in una situazione un po’ spinosa. Essendo già il presidente della Lazio, l’imprenditore romano per regolamento non può possedere due club nel medesimo campionato. Lo ha dichiarato anche il presidente Gravina:
«Tutti sanno che la Lazio e il club campano hanno la stessa proprietà e la stessa situazione di controllo non può essere mantenuta, pena la mancata iscrizione al campionato».
Lotito non è il primo né sarà l’ultimo ad avere una doppia proprietà nel calcio. L’ascesa di questo modello di business è stata causata dalla crescita dei ricavi e dei diritti tv del calcio stesso. Questo tipo di strategia aziendale porta con sé diversi tipi di vantaggi: la diversificazione del portafoglio aziendale, la crescita del proprio marchio e la possibilità di un’esposizione globale. Ci sono però anche diverse sfide e rischi da affrontare. Si richiede innanzitutto una capacità di progettazione a lungo termine e si tratta di una strategia da implementare solo se allineata allo scopo principale del proprietario. Si sta parlando, in fin dei conti, di un modello di business alternativo e non il fine ultimo dei club.
I diversi tipi di sistema
Per prima cosa, bisogna specificare se si tratta di un modello con un club di punta oppure con club di pari livello. Per quanto riguarda il primo tipo di sistema, c’è la possibilità di sviluppare un vantaggio competitivo. Alcuni proprietari di club importanti, acquistando club satelliti in campionati minori possono garantire ai loro giovani talenti un giusto minutaggio per maturare.
Un approccio simile è adottato ad esempio dai club Red Bull. L’azienda austriaca è proprietaria di diverse squadre in giro per il mondo, come il FC Liefering, il Salisburgo o il Lipsia, che si alimentano a vicenda e offrono ai propri giocatori i palcoscenici più importanti d’Europa.
Se invece si posseggono due club di pari livello, si possono ridurre al minimo i rischi di infortuni e ottimizzare le prestazioni. L’esempio più lampante è quello del Watford e dell’Udinese entrambi di proprietà della famiglia Pozzo. Tra i vantaggi di questo tipo di sistema c’è la centralizzazione di alcune funzioni e di conseguenza il risparmio in termini di costi. C’è anche la possibilità di aumentare il potere contrattuale dei proprietari, fornendo un accesso più ampio ai vari mercati.
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