Roberto De Zerbi in un’intervista al Corriere dello Sport ha spiegato la sua scelta di trasferirsi allo Shakhtar Donetsk, in Ucraina: “Volevo rimettermi in gioco. Perché voglio crescere. Perché al Sassuolo ero arrivato al punto più alto del progetto.
Perché intendo imparare a gestire tre partite settimanali con organici ricchi di stranieri e misurarmi con una lingua nuova. Perché voglio diventare padrone dell’inglese”.
“Allo Shakhtar sono stati quelli che mi sono apparsi più vicini al mio modo di pensare il calcio.
E perché nessuno più di loro mi ha dato la sensazione di potermi completare ulteriormente. Ho chiamato Paulo Fonseca, del quale ho grossissima stima e con il quale c’è un fantastico rapporto, e mi sono lasciato guidare in una realtà per me ignota. Nessuno più di chi ha avuto modo di allenare lo Shakhtar avrebbe potuto offrirmi una panoramica a 360° gradi su ciò che mi attende”.
Sul mancato approdo in una big in Serie A: “In Italia qualcosa si è mosso, ho avuto contatti ma poi ho scelto di andare in Ucraina. Lo Shakhtar mi è sembrata la collocazione più aderente alla mia identità e il club che rappresenta la mia filosofia. C’è una società che ha una sua storia e vuole impreziosirla ulteriormente. Io esco da quella che era diventata la mia comfort zone del Sassuolo, dove ero amato da chiunque. Ma oramai avevo bisogno di ricominciare daccapo, praticamente da zero. E però non si dica, come ha scritto qualcuno, che l’ho fatto per soldi. Sciocchezze! Restando qua, avrei guadagnato le stesse cifre”.