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Pochi istanti prima del fischio d’inizio di Italia-Galles (1-0), terza ed ultima partita del girone A, 5 giocatori della nostra Nazionale si sono inchinati in segno di solidarietà al movimento Black Lives Matter. Nella fattispecie, si tratta di Belotti, Bernardeschi, Palmieri, Pessina e Toloi.
Nella metà campo avversaria, invece, tutti i calciatori hanno aderito all’iniziativa. Ma perché i calciatori si inginocchiano prima delle partite?
La tradizione di inginocchiarsi prima dell’inizio delle partite, che sempre più squadre nel corso di Euro 2020 stanno adottando, proviene dagli Stati Uniti. A darle il via, poco meno di 5 anni fa, fu il quarterback dei San Francisco 49ers, Colin Kaepernick. Da allora, in segno di protesta contro l’atteggiamento eccessivamente violento della Polizia nei confronti degli afroamericani, il numero di giocatori che hanno aderito alla protesta “take a knee” (“inginocchiati”) è cresciuto esponenzialmente.
Oggi, a circa un anno di distanza dall’uccisione di George Floyd, sono sempre di più gli sportivi che si inginocchiano per esprimere sostegno al movimento Black Lives Matter. Guardando soltanto al nostro calcio, numerose sono le squadre che hanno aderito all’iniziativa, non sempre senza qualche polemica di troppo.
All’Olimpico di Roma, l’Italia ha battuto il Galles conquistando la vetta in solitaria del proprio girone e garantendosi l’accesso agli ottavi di finale. A far scalpore, tuttavia, la scelta di alcuni giocatori di non inginocchiarsi prima dell’inizio del match in segno di protesta contro il razzismo. D’altro canto, il presidente della FIGC Alessandro Gravina era stato alquanto chiaro al riguardo, rispondendo, a chi gli chiedesse se l’Italia avesse aderito o meno all’iniziativa, “che i ragazzi sarebbero stati liberi di decidere se farlo o meno.”
Una libertà, questa, che molti tifosi non hanno digerito, sfogando sui social la propria rabbia nei confronti dei calciatori che non si sono inginocchiati. Lo stesso Marchisio, ai microfoni di Rai Sport, si espresso in questi termini: “C’è libertà di scelta, ma questa è una protesta molto importante e avrei preferito che si inginocchiassero tutti.”
Il caso di Italia-Galles, tuttavia, non è né l’unico né il più eclatante. L’adesione o meno all’iniziativa, infatti, divide tifosi, giocatori e addetti ai lavori già da qualche settimana a questa parte. Emblematici, in questo senso, i fischi che sono piovuti addosso ai calciatori inglesi in occasione dell’amichevole Inghilterra – Austria (1-0) dello scorso 2 giugno. La loro decisione di inginocchiarsi, a quanto pare, non è andata giù alla maggior parte dei tifosi presenti sugli spalti.
Ancora più categorica, poi, la reazione di alcuni tifosi spagnoli di destra, i quali hanno letteralmente minacciato di spegnere la televisione (hashtag #SiSeArrodillanAPagaLaTele) qualora i propri beniamini si fossero inchinati.
Al di là delle polemiche, tuttavia, è forse opportuno ricordarsi le ragioni per quali il gesto viene compiuto. In ginocchio o meno, su un campo di calcio, tra gli spalti o comodamente seduti sul divano di casa nostra, nessuno di noi dovrebbe mai dimenticarsi di quanto sia importante combattere il razzismo. Non è proprio lo sport, in fondo, ad insegnarci che valgono le stesse regole per tutti?
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