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Cüneyt Cakir è uno dei fischietti più esperti d’Europa, così come testimoniano le numerose finali che l’arbitro turco è stato chiamato a dirigere. Ciononostante, la sua relazione con le squadre italiane non può che definirsi “tossica”. Sì, perché quando l’assicuratore quarantaquattrenne dirige i nostri club, il risultato è quasi sempre la sconfitta.
E non senza qualche legittima polemica.
Ieri – martedì 28 settembre – la San Siro rossonera è finalmente tornata a ospitare un incontro di UEFA Champions League. A visitare la “Tana del Diavolo”, in quell’occasione, nientemeno che l’Atletico Madrid del “Cholo” Simeone.
Il Milan parte subito col piede sull’acceleratore, e infatti trova il vantaggio dopo poco più di venti minuti con una stupenda rasoiata di Rafael Leao. Poco prima della mezz’ora, tuttavia, Kessié viene rispedito negli spogliatoi per doppia ammonizione. La sciocchezza è di quelle imperdonabili, e tuttavia si è avuta la netta sensazione che il secondo giallo fosse leggermente eccessivo. In ogni caso, la squadra di Pioli non demorde, e riesce a mantenere il vantaggio fino all’ottantaduesimo minuto, quando un gran tiro di Griezmann pareggia i conti. La partita, quindi, si avvia mestamente verso la conclusione, quando al 4° minuto di recupero il direttore di gara fischia un calcio di rigore per i Colchoneros.
Fin qui tutto bene, non fosse che il fallo di mano di Kalulu è viziato da un previo tocco con l’avambraccio del difensore madrileno. Cakir, tuttavia, non ha alcun dubbio: si rifiuta di controllare la dinamica dell’azione al VAR e concede il penalty. Suárez lo trasforma e tanti saluti: Milan fermo a quota zero dopo due partite del girone.
Il Milan, tuttavia, non è certamente la prima squadra italiana ad essere penalizzata dalle decisioni dell’arbitro turco. Ad aver qualcosa da ridire in merito al suo operato, in particolare, Juventus e Roma. I bianconeri, infatti, si videro negare un legittimo calcio di rigore che in occasione della finale di Champions League del 2015 contro il Barcellona dell’allora allenatore Luis Enrique. Il fallo in area di Daniel Alves su Paul Pogba era alquanto evidente, ed eppure l’assicuratore turco non si sognò in alcun modo di fischiarlo.
Grave, la condotta di Cakir, anche nei confronti della Roma. Si gioca il ritorno degli ottavi di finale di Champions League della stagione 2018/2019 quando Patrik Shick viene spinto a terra in area di rigore. Il penalty sarebbe fondamentale per i ragazzi di Di Francesco, perché qualora Dzeko lo dovesse trasformare, la Roma si porterebbe in vantaggio a pochi minuti dal termine, mettendo di fatto un piede nei quarti. L’arbitro turco, tuttavia, sembra avere altri progetti, e così decide di non fischiare il fallo. La partita verrà poi vinta dal Porto ai tempi supplementari (3-1) e la Roma dovrà abbandonare prematuramente la competizione.
Grottesca, poi, la decisione dell’arbitro quarantaquattrenne di non espellere per doppia ammonizione Toivonen in occasione di Svezia-Italia del 10 novembre 2017. La partita, valevole l’andata dei play-off delle Qualificazioni per i Mondiali in Russia, finirà con il risultato di 1-1. Ma, tenendo in conto lo 0-0 di San Siro, e la conseguente esclusione dell’Italia dalla Coppa del Mondo, la decisione fu delle più sciagurate.
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