Alessandro Melli, ex Parma e attualmente dirigente dei crociati, ha parlato a 12 TvParma del complicato momento che la compagine emiliana sta attraversando: “C’è tanto da lavorare in questa squadra, obiettivamente ci sono molte cose da sistemare. Come ha detto Maresca giustamente, questa è una squadra che ha delle paure, e lo si è visto nelle partite con Frosinone e SPAL, quando eri in vantaggio e ti fai recuperare al 90′, o comunque nella gara di ieri, che sei in superiorità per oltre mezz’ora e non riesci a vincere.
Questo è un gruppo che ha delle insicurezze in tutti i reparti, a parte che in porta, perché li siamo a posto”.
“Ad oggi io non ho ancora visto in queste otto partite dei miglioramenti: mi sembra di vedere ancora come alla prima gara una squadra che gioca a fiammate, senza uno sviluppo del gioco né con un’idea di pressing alto che si prospettava.
Oggi si pensava di essere un po’ più avanti, invece gli altri reparti sono ancora cantieri aperti, e parlo di reparti presi al singolare perché non si vede ancora un’unità di squadra: in attacco quei tre sono bravini, ma ho la sensazione che giochino un po’ ognuno per sé stesso. Fare fatica all’inizio è normale, quando cambi così tanto e prendi così tanti stranieri, ma dopo tre mesi si pensava saremmo stati più a buon punto” ha proseguito l’ex calciatore.
“Un centravanti con altre caratteristiche. Ci avevano detto che avremmo visto un gioco incentrato sul possesso palla, sugli uno-due e allora a quel punto Tutino sarebbe stato perfetto per quel tipo di calcio che si ipotizzava, ma ad oggi non è così. Oggi lo schema è palla a Mihaila o Man che si accentrano e provano il tiro” queste per Melli le lacune nella rosa a disposizione di Enzo Maresca.
Poi un riferimento a Roberto Inglese: “Io reputo Inglese il giocatore più forte che abbiamo, ma quello che conosciamo noi e non quello di oggi, che sembra non possa stare neanche in campo per la condizione che mostra. Deve essergli capitato qualcosa perché non si spiega un’involuzione di questo tipo. Lui mi piace sia come ragazzo che come giocatore, è un peccato”.