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Il calcio è dei tifosi. Questa una delle frasi che gli appassionati del pallone hanno sentito ripetere maggiormente nell’ultimo anno e mezzo. Eppure, complice la pandemia di Covid-19, qualcosa è cambiato, soprattutto all’interno degli stadi. Neppure il ritorno alla “quasi normalità” ha riportato le persone a voler prendere parte alle partite della propria squadra del cuore dal vivo.
I dati fin qui raccolti confermano il triste trend: i tifosi non vanno allo stadio e i motivi sono molteplici.
Per capire le ragioni che hanno portato i tifosi a non andare più allo stadio, bisogna partire dal principio. Per un anno e mezzo gli incontri del campionato di Serie A, ed in generale dei principali campionato europei di calcio, a causa della pandemia di Covid-19, si sono disputati sempre a porte chiuse, dunque senza tifosi.
Una piccola eccezione era stata fatta ad inizio della passata annata con alcuni stadi dove si era arrivati ad una capienza di 1000 spettatori di accomodarsi sugli spalti. Considerata la situazione pandemica italiana, con i netti miglioramenti in primavera ed estate, ecco che la stagione 2021-22 si è aperta con gli impianti e i tifosi.
Dalla prima giornata fino alla settima, infatti, è stato stabilito un limite del 50% di capienza per gli stadi, limite passato poi al 75%. Numeri che, però, hanno dovuto fare i conti con la risposta, inattesa, del pubblico stesso che non ha detto presente al ritorno “alla normalità”.
In attesa di capire il perché di questa disaffezione da parte dei fan, occorre fare i conti, appunto, con i dati fin qui raccolti. La prima giornata di Serie A con gli impianti al 75% è stata al di sotto delle attese. Si ipotizzava un netto incremento rispetto alle prime sette giornate, quando ancora il limite era al 50%, e invece.
L’esempio più lampante è stato fatto registrare in Juventus-Roma seguita sugli spalti da 20 mila persone. Un bel numero, sì, ma che rappresenta solo il 50% della capienza. All’Olimpico, per l’altro big match dell’ottava giornata Lazio-Inter, solo 31mila spettatori, circa il 40% della capienza.
Numeri piuttosto simili anche a San Siro, dove la rimonta del Milan sul Verona ha reso partecipi dal vivo solo 40 mila tifosi presenti sugli spalti ovvero circa il 52% della capienza totale dell’impianto.
Se si analizzano le altre squadre, si trovano dati ancora inferiori. A Napoli, per esempio, erano solo in 30 mila per il successo degli uomini di Spalletti col Torino.
Ma allora perché i tifosi non vanno allo stadio? Difficile dare una spiegazione unica ma questa disaffezione deriva da molteplici situazioni. Il razzismo è una delle cause. Spesso le persone non gradiscono essere ipoteticamente associate ad un episodio discriminatorio e tendono a preferire la visione della gara comodamente dalla tv.
Proprio una questione di abitudine, magari anche dovuta all’ultimo anno e mezzo di restrizioni, starebbe portando un alto numero di “vecchi tifosi da stadio” a diventare fan “da divano”.
Tra le motivazioni anche i costi dei biglietti. Le società di calcio hanno risentito dei mancati introiti dell’ultimo anno e hanno optato per una politica di rincaro prezzi che certo non agevole le persone a comprare il tagliando per assistere dal vivo alla partita.
Infine, inevitabile, la paura. La paura dei contagi per il coronavirus. Nonostante l’obbligo del green pass e i tamponi, le persone non si fidano, evidentemente al 100% della situazione. Il timore di assembramenti può essere considerato un altro motivo per cui i tifosi non vanno più allo stadio.
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