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Lo scorso 27 ottobre – in occasione della sconfitta esterna contro il Rayo Vallecano (1-0, rete di Radamel Falcao) – il presidente del Futbol Club Barcelona Joan Laporta ha finalmente preso la tanto attesa decisione di esonerare l’ormai ex allenatore Ronald Koeman.
I 15 punti conquistati in 10 partite di Liga rappresentavano infatti un bottino troppo magro per una squadra con le ambizioni del Barça, per non parlare del cammino europeo dei catalani, tutto fuorché entusiasmante. L’ex calciatore olandese ha pertanto dovuto fare le valige, ed ora, dopo un breve periodo di transizione, tutto è pronto per il ritorno, questa volta in veste di tecnico, di uno dei più grandi giocatori della storia del club, nientemeno che Xavi.
Xavier Hernández Creus – in arte Xavi – è ovunque sinonimo di tecnica sopraffina e genialità. Cresciuto in quella famosissima fucina di talenti che è la Cantera del Barça, il nativo di Terrassa viene tutt’oggi considerato uno dei migliori giocatori che abbiano mai vestito la maglia blaugrana. In più di 500 presenze con la camiseta del club catalano, il classe ’80 ha infatti alzato al cielo una miriade di trofei, raggiungendo l’apice della propria carriera nel 2009 con la vittoria del famoso triplete sotto l’egida di un certo Pep Guardiola.
Oggi, a più di 12 anni di distanza, Xavi si accinge a sedersi nuovamente su quella panchina, questa volta, però, in veste di allenatore. Esperimenti di questo tipo – si sa – non si rivelano sempre proficui (vedi Andrea Pirlo alla Juventus), e tuttavia in questo specifico frangente c’è ben più di una ragione per credere nella bontà della scelta fatta da Joan Laporta. Una fra tutte, l’incomparabile amore del ex numero 8 nei confronti di quello che per lui è stato certamente molto più di un club (secondo il famoso motto blaugrana).
Dopo aver lasciato il Barcellona nell’estate del 2015, il classe ’80 si recò in Qatar, sponda Al-Sadd, per proseguire la propria eccezionale carriera da calciatore. Lì, oltre ad uno stipendio faraonico, Xavi raccolse, nello spazio di circa quattro anni, la bellezza di 82 presenze, mettendo a referto ben 21 gol.
Ritiratosi nel 2019, l’ex Barcellona prese quindi le redini del club, facendo il proprio esordio come allenatore. Nel biennio passato sulla panchina dell’Al-Sadd, Xavi ha quindi avuto modo di affinare le proprie idee tattiche, familiarizzando giorno dopo giorno con il suo nuovo mestiere. La sua squadra, ben presto, inizia a contraddistinguersi per uno sviluppo del gioco estremamente avvolgente ed armonico, tanto da meritarsi a più riprese gli scroscianti applausi del proprio pubblico. Il tutto, probabilmente, lo si deve alle importanti intuizioni tattiche dell’ex centrocampista spagnolo, il quale, complice anche l’arrivo in Qatar del suo caro amico Santi Cazorla, schiererà spesso la sua squadra con il 3-4-1-2, un modulo apparentemente conservativo, e ciononostante estremamente efficace, specialmente in fase offensiva.
In quel di Barcellona, Xavi si ritroverà tra le mani una squadra ben diversa da quella che lasciò circa sei anni fa. Dei giocatori che ai tempi dividevano con lui lo spogliatoio, infatti, ne restano soltanto due: Piqué e Sergio Busquets. Per il resto, tantissime novità, con molte new entry che non si possono affatto considerare all’altezza di Messi (volato al PSG) ed Iniesta.
Il modulo di riferimento, ad ogni modo, potrebbe essere proprio quello utilizzato da Koeman fino a qualche settimana fa, ovvero quel 4-2-3-1 con il quale i vari blaugrana hanno infine imparato a familiarizzare. Vista le assenze per infortunio di Dembelè e di Augüero, il ruolo di punta centrale spetterebbe senza dubbio a Depay, con Fati, Coutinho e Gavi alle sue spalle.
A lungo andare, non è tuttavia da escludere un passaggio al 4-3-3, il famoso modulo con il quale il Barcellona ha da sempre dato il meglio di sé. Fondamentale, in questo senso, l’apporto che verrebbe richiesto alla stellina Pedri, considerato in patria proprio l’erede naturale di Xavi.
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