Ora è ufficiale: Argentina, Cile, Uruguay e Paraguay hanno presentato una candidatura congiunta per poter ospitare i Mondiali di calcio nel 2030. L’edizione designata sarebbe quella del centenario della competizione, che ha visto la sua prima finale proprio a Montevideo, in Uruguay.
A competere con la candidatura del quartettetto del Sud America, saranno Portogallo e Spagna, anche loro optando di presentarsi con una proposta congiunta. Inghilterra e Irlanda, anche loro in lizza per ospitare i Mondiali, hanno preferito accorciare i tempi per ospitare una grande competizione, puntando tutto sulla candidatura per Euro 2028. Con i 14 stadi richiesti e l’ampliamento della fase finale della competizione a 48 squadre, la formula congiunta pare decisamente quella più conveniente per gli statiche, nonostante il grande ritorno mediatico ed economico, dovranno inizialmente investire molto per portare allo standard richiesto le proprie infrastrutture.
“Questo è il sogno di un continente“, sono le parole di Alejandro Dominguez, presidente della Comnbepol, Confederazione calcistica sudamericana. Rincara poi la dose: “Ci saranno tanti altri Mondiali, ma la coppa compie 100 anni solo una volta e deve tornare a casa”. Anche il presidente della Federcalcio uruguaiana Ignacio Alonso si schiera nettamente a favore della candidatura sfruttando il fattore storico: “È giusto che i Mondiali tornino a svolgersi dove tutto è iniziato, 100 anni dopo”. Ad incentivare la parte uruguaiana vi è anche un discorso statistico: dopo la prima edizione il Paese non ha più ospitato nessuna edizione, mentre il Cile ha ospitato la Coppa del Mondo nel 1962, e l’Argentina nel 1978.
Memore probabilmente dei problemi avuti nel 2014 dal Brasile, Dominguez ricorda quanto la strada da fare sia lunga e piena d’ostacoli, e soprattutto del dover abbinare le parole ai fatti: “Non possiamo fare affidamento solo sul sentimento, dobbiamo fare la nostra parte ed essere in condizione per ospitare il Mondiale“. Questa idea di un’offerta congiunta presentata dal Sud America era già stata ventilata da Argentina ed Uruguay già 2017, mentre due anni dopo sono stati anche stabiliti tutti e quattro i potenziali stati ospitanti. Dalla bozza ad una vera proposta però sono passati ben cinque anni, ma pensando allo storico e alla rivalità tra i paesi in questione, il prestigioso evento potrebbe non solo essere un banco di prova importante per testare la capacità di coordinarsi dei paesi sudamericani, ma un’occasione imperdibile di rinnovamento e approfondimento dei legami di collaborazione e fratellanza che accomuna le diverse nazionalità sudamericane. Dato sociale del calcio nella regione, questo sarebbe un evento dalla portata epocale in una sorta di chiusura del cerchio nell’anno del centenario. Intanto si avvicina sempre più lo svolgimento dell’appuntamento del 2022 in Qatar, con tutti i dubbi relativi alla calendarizzazione durante la stagione sportiva dei top 5 campionati. Per il 2026 la Fifa ha già scelto un’altra unione di candidati: Canada, Messico e Stati Uniti, edizione sulla quale i paesi puntano molto e sulla quale vi è già una certa curiosità. Per l’anno 2030 i candidati saranno scelti entro due anni, cioè nel 2024.
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