In queste settimane il presidente della squadra saudita Al Nasr Musalli al-Muammar è stato un po’ sulla bocca di tutto il mondo calcistico per l’ufficializzazione dell’ultimo colpo del proprio club, uno di quelli che non si dimenticano: Cristiano Ronaldo.
La stella portoghese dopo la rescissione consensuale con il Manchester United a causa dei tanti problemi avuti con il tecnico Ten Hag a causa della sua mancanza di disciplina, era senza ingaggio all’inizio del Mondiale in Qatar, subissato dalle critiche di molti haters sia in patria che non, ha scelto di andare via dall’Europa per il suo finale di carriera scegliendo l’Arabia Saudita e la squadra di al Muammar.
Attualmente proprietario del Al-Nasr ed ex presidente della Lega Saudita, ha iniziato a a fare parte del club dal 2021 dopo che la società aveva accumulato un debito di quasi 50 milioni di dollari secondo quanto stimato da “Arriydiyah”. La cattiva gestione della società durante gli anni ha spinto il Ministero dello Sport a rimuovere dalla carica di presidente Safwan Al-Suwaiket, sciogliendo anche il consiglio di amministrazione reo di cattiva gestione del club. Dopo questi fatti Al Muammar ha annunciato la sua candidatura come presidente di Al-Nasr, ottenendola, oltre a questa ha ottenuto anche un ruolo consultivo per quanto riguarda l’Autorità Generale dell’Intrattenimento del Paese, un dipartimento governativo che ha il compito di regolare lo sviluppo dell’industria dell’intrattenimento in Arabia Saudita nel suo intero complesso.
In realtà il patrimonio del presidente Al-Muammar non risulta affatto chiaro; si tratta certo di una cifra molto consistente ma l’uomo non è mai apparso in nessuna rivista o lista del settore finanziario come Forbes. Tecnicamente la società è totalmente indipendente, ma si sostenta con donazioni di privati, compresa la famiglia reale. A permettere l’ingaggio mostruoso di 200 milioni per Cristiano Ronaldo sono state proprio queste vive quanto ingenti donazioni dei principi dell’Arabia Saudita: nello specifico Al-Muammar è un uomo di fiducia del principe Mohammad bin Salman Al Sa’ud, nonché appunto un uomo di influenza all’interno del Ministero saudita.
La carriera di Al Muammar ora ha preso il volo, al suo apice è certamente anche nel momento più difficile in quanto dovrà gestire la difficile operazione Cristiano Ronaldo, utile alla pratica di sportwashing (far passare le violazioni dei diritti umani grazie allo sport) del paese.
La sua formazione è di primo livello: laurea in finanza all’università King Fahd University of Petroleum and Minerals di Dhahran e due master: il primo in comunicazione e marketing alla Manchester Metropolitan University, mentre l’altro in diritto sportivo internazionale all’Istituto superiore di diritto ed economia in Spagna. Partito dal basso, come analista di notizie sportive presso Al Arabiya News Channel ed editorialista sportivo settimanale per Ashraq Al Awsat dal 2007. In quegli anni è anche direttore editoriale del quotidiano Shams tra 2005 e 2007, ma non solo, è anche responsabile delle comunicazioni aziendali presso STC dal 2008 al 2013, mentre dal 2013 al 2018 diventa capo del dipartimento marketing e comunicazione della Dhahran Techno Valley presso la King Fahd University, prima di tornare nel mondo dello sport diventando presidente della Saudi Professional League, sempre nel 2018.
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