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Il calcio italiano è stato nuovamente scosso dal ritorno del tornado calcioscommesse, portando alla ribalta il caso di Marco Paoloni, un ex portiere che ha vissuto un dramma personale legato a quel mondo. La sua carriera è stata bruscamente interrotta nel 2011, quando è stato accusato di aver messo del sonnifero nelle bottigliette d’acqua dei compagni della Cremonese per condizionare il risultato di una partita.
Paoloni, radiato dalla FIGC, ha subito una squalifica di cinque anni nel 2011, ma nel 2019 è stato assolto dalla giustizia penale. Il suo caso è un esempio di come le scommesse possano trasformarsi in una vera e propria dipendenza. In un’intervista al Corriere della Sera, Paoloni ha aperto il suo cuore, rivelando la natura della sua dipendenza e il difficile percorso che ha affrontato per uscirne.
La dipendenza dalle scommesse di Marco Paoloni
Paoloni ha confessato di essere stato un giocatore compulsivo, scommettendo su una vasta gamma di eventi, dal poker online al tennis, dal basket alle competizioni di Serie A e Coppe europee. La dipendenza, secondo l’ex portiere, non era guidata principalmente dal desiderio di denaro, ma piuttosto dall’ansia da prestazione e dalla ricerca di adrenalina. In campo, l’ex portiere sperimentava un’adrenalina pura, ma fuori cercava la stessa eccitazione, limitato dalle restrizioni della sua vita personale.
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L’Inizio della dipendenza
Paoloni ha raccontato di aver iniziato la sua discesa nel mondo delle scommesse ad Ascoli, dove un compagno di squadra gli fece scoprire un sito. Tuttavia, dietro le apparenze innocenti, c’era l’oscura presenza della malavita, con tutto che aveva origine da Singapore. In tre anni ha perso circa 600 mila euro, nonostante un salario annuo di 200 mila euro.
Il prezzo della dipendenza
Il costo della dipendenza è stato alto per Paoloni. Radiato senza aver subito condanne penali, ha perso la sua carriera calcistica e ha subito la separazione dalla moglie, mantenuto lontano dalla figlia per quattro anni. Ha ammesso di aver pensato di farla finita e ha affrontato un percorso terapeutico per superare la sua dipendenza.
Oggi ha 39 anni, guarda al caso attuale di giovani calciatori coinvolti nelle scommesse, tra cui Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo. Ha evidenziato la necessità di affrontare il problema della ludopatia nei giovani calciatori e ha parlato di un fenomeno diffuso nel calcio, non limitato solo ai giocatori, ma coinvolgente anche i vertici delle società.
Paoloni ha condiviso la sua esperienza di ricatto nel processo sportivo, sottolineando come la collaborazione con le autorità possa influire sulla durata delle squalifiche. Ha sottolineato la necessità di prevenzione e aiuto per i giocatori che possono essere afflitti dalla ludopatia, indicando la responsabilità delle società e della federazione nel prevenire il problema anziché affrontarlo solo quando si verifica un caso.
Il presente di Marco Paoloni
Il suo lavoro nel mondo del calcio continua. Ha trovato un nuovo ruolo allenando privatamente i portieri, ma il suo cammino non è stato privo di ostacoli. Recentemente squalificato per cinque mesi dalla Federazione per una questione tecnica, riflette sulla sua vita e sulla sua carriera distrutta dalle scommesse.
Marco Paoloni è un’altra testimonianza del lato oscuro delle scommesse nel calcio, una dipendenza che può distruggere carriere e famiglie. La sua storia dovrebbe servire da lezione per la prudenza e come richiamo all’attenzione sulle sfide legate alla ludopatia nel mondo dello sport.
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