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Sabato sera, l’incontro di Serie A tra Udinese e Milan è stato bruscamente interrotto per via degli insulti razzisti rivolti al portiere del Milan, Mike Maignan, da parte dei tifosi bianconeri. Questo evento ha sollevato interrogativi fondamentali sull’efficacia delle misure attuali nel contrastare il razzismo negli stadi di calcio.
Nonostante gli episodi razzisti siano purtroppo comuni, la sospensione di una partita è un evento raro, rendendo essenziale esaminare quando e come dovrebbe intervenire un’azione decisa.
Il caso Udinese-Milan e le reazioni
L’interruzione della partita ha attirato l’attenzione non solo in Italia ma anche a livello globale.
Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha dichiarato che è necessario introdurre un meccanismo di “esclusione automatica dalle partite” per le squadre il cui tifo è coinvolto in insulti razzisti. Secondo Infantino, le attuali regole FIFA, implementate anche in Italia attraverso il NOIF (Norme organizzative interne della FIGC), non sono sufficienti.
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I protocolli attuali e le proposte di riforma
Le linee guida FIFA del 2019 prevedono un processo in tre fasi per affrontare episodi di razzismo: interruzione temporanea, sospensione e abbandono. Durante Udinese-Milan, l’arbitro Fabio Maresca ha seguito tali linee guida, interrompendo temporaneamente il gioco dopo gli insulti razzisti a Maignan. L’articolo 62 del NOIF sottolinea l’obbligo delle squadre di prevenire manifestazioni discriminatorie durante le partite.
Il protocollo in tre fasi: interruzione, sospensione, abbandono
Nel dettaglio, il protocollo prevede che se gli insulti razzisti si verificano durante la partita, l’arbitro deve interrompere temporaneamente il gioco. Dopo l’interruzione, gli annunci devono essere fatti attraverso gli altoparlanti per informare il pubblico della ragione della sospensione. Se gli insulti persistono, la partita può essere sospesa, con i giocatori che lasciano temporaneamente il campo. In casi estremi, se l’interruzione o la sospensione superano i 45 minuti, la partita viene automaticamente dichiarata finita.
Le sanzioni e la responsabilità delle squadre
Successivamente all’episodio, la squadra dei tifosi responsabili degli insulti razzisti può affrontare sanzioni che vanno da multe all’obbligo di giocare partite casalinghe senza pubblico o, in casi estremi, alla sconfitta a tavolino nella partita coinvolta. La collaborazione della squadra nel trovare e punire i responsabili può mitigare queste sanzioni.
Le proposte di Gianni Infantino
In risposta a casi come Udinese-Milan, Gianni Infantino ha proposto un meccanismo punitivo più severo, prevedendo l’esclusione automatica delle squadre con tifosi colpevoli dalla partita e introducendo accuse a livello penale per i tifosi coinvolti. Tuttavia, i dettagli su quando e come applicare tali sanzioni non sono stati ancora specificati.
Il ruolo dell’arbitro e la decisione di sospendere
In ultima istanza, l’arbitro è responsabile di decidere se sospendere la partita in caso di cori razzisti. L’articolo 62 delle norme federali al comma 8 assegna all’arbitro l’autorità di interrompere temporaneamente la partita in presenza di manifestazioni discriminatorie.
Il caso Udinese-Milan mette in luce la necessità di affrontare il razzismo negli stadi di calcio con misure efficaci. Sebbene i protocolli attuali siano in vigore, le proposte di riforma di Gianni Infantino indicano la richiesta di un approccio più severo e punitivo per garantire un ambiente sportivo libero da discriminazioni. La responsabilità di combattere il razzismo ricade sulle federazioni, sulle squadre e sull’intera comunità sportiva, che devono lavorare insieme per eliminare questa piaga dal calcio mondiale.
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