Questo giovedì, presso lo stadio RCDE, José María Calzón è stato oggetto di riconoscimento da parte dell’intero mondo del calcio spagnolo e catalano per un percorso lungo oltre 40 anni come delegato della squadra principale dello Espanyol. In un evento affollato, l’asturiano è stato, suo malgrado, la figura più contesa che ha messo fine (o non ancora…) a un lungo servizio colorato e a un club che non potrebbe essere capito senza il suo lavoro svolto lontano dai riflettori, senza la sua personalità, la sua grinta o il suo carisma.
Solo una figura come Calzón avrebbe potuto radunare nello stesso posto ex allenatori penari come Clemente, Camacho, Pochettino, Sergio González, Carcelén o David Gallego; una rappresentanza della squadra attuale, guidata dall’allenatore Manolo González e dal capitano Sergi Gómez; ex giocatori come Pineda, Golobart, Iñaki, Robi, N’Kono, Mágico Díaz, Eloy, Escaich, Raúl Longhi, Molinos, Toni Jiménez, Sergio García, Víctor Sánchez, Pablo Zabaleta…; ex presidenti del club come Dani Sánchez Llibre o Joan Collet o un altro storico come Pedro Tomás, ex direttore dell’entità e ex presidente della Liga; membri del Espanyol, quella famiglia senza la quale l’entità non funzionerebbe né sarebbe ciò che è; rappresentanti di tutte le istituzioni del calcio spagnolo, come Luis Medina Cantalejo (presidente del Comitato Tecnico degli Arbitri), David Aganzo (presidente dell’AFE), della Liga, della Federazione Catalana…; rappresentanti di numerosi club della Prima Divisione (Chendo, Voro, Gudelj, Marcos Senna, Mejuto González…), oltre a rappresentanti di tutti i corpi di sicurezza nazionale.
Un numero infinito di amici (tra cui numerosi rappresentanti dei “media”, così come li definiva sempre) e familiari hanno voluto partecipare al suo omaggio, così affettuoso e meritato. Durante l’evento sono state raccontate innumerevoli storie che hanno arricchito i discorsi di giornalismo brillantemente rappresentati da Mª Carmen Juárez e Juan Terrats, Dani Sánchez Llibre, Clemente, Camacho e Pochettino. Queste storie hanno rivelato, a chi non la conosceva, la personalità unica di un asturiano d’oro, burbero ma amabile, in grado di cucinare fabada nelle strutture del club, di ritardare aerei, di sgridare chiunque per il bene dell’Espanyol, e di fare molte altre cose che sono rimaste in sospeso e, perché no, segrete. José María se ne va (bisognerà vederlo…) ma la “dinastia Calzón” prosegue con suo figlio Guillermo (Willy), che lo sostituirà come delegato della prima squadra. Si ritira quasi a 79 anni, più della metà di questi dedicati al suo Espanyol. Un pezzo dello stemma del club, il bastone della bandiera se ne va… Si potrebbe descriverlo in molti modi. Lui, sicuramente, preferirà essere ricordato come chi ha dato tutto a suo lavoro e al club della sua vita. Un Espanyol che non può essere compreso senza la sua preziosa figura.