La Real Sociedad si è già diretta verso Belgrado e il presidente Jokin Aperribay ha scelto di parlare con i giornalisti che seguono la squadra nella capitale serba. Di solito, a fare questo è Roberto Olabe, ma stavolta non è così. Il presidente ha voluto esporre un discorso accuratamente preparato, incentrato sulla speranza e la sicurezza nel calcio, esprimendo anche un gesto di solidarietà verso Palestina, richiesto da parte della tifoseria, senza dimenticare l’attacco subito da Israele, che ha causato la morte di un guipuzcoano tra gli altri.
“Oggi voglio affrontare tre argomenti: speranza, sicurezza e, infine, calcio. Per prima cosa, voglio dimostrare il nostro impegno per la pace, manifestando la nostra solidarietà al popolo palestinese. È fondamentale capire che la pace non si costruisce con l’inazione, ma con l’azione.
Vogliamo ricordare che il 7 ottobre 2023 ha perso la vita un guipuzcoano, Iván Illarramendi, insieme a sua moglie. Ci teniamo a esprimere la nostra vicinanza a tutte le vittime dell’attacco contro Israele in quel giorno. Desideriamo la pace assoluta, crediamo sia necessario porre fine a questa guerra, garantire il ritorno dei sequestrati e risolvere questo conflitto”, ha dichiarato il presidente, mostrando qualche esitazione più del solito, consapevole dell’importanza del messaggio.
In secondo luogo, ha voluto discutere della sicurezza nel calcio, dopo i tristi eventi avvenuti ad Anoeta durante la partita contro l’Anderlecht. “Desidero affrontare la partita dell’Anderlecht (silenzio e uno sguardo verso l’alto). È giusto che rispettiamo libertà e opinioni, ma non possiamo mettere le idee e le libertà contro la società, né permettere che qualcuno aggredisca le nostre convinzioni e libertà. Gli avvenimenti dei recenti incontri non possono essere tollerati. Voglio affermare che la Real si impegnerà per garantire la sicurezza negli stadi e nelle città, facendo tutto il possibile in tal senso”, ha concluso.
“La sicurezza è fondamentale nel calcio; senza di essa, non ci sarebbe calcio”, affermò con decisione. Inoltre, si astense dal commentare se il Maccabi dovesse partecipare o meno a competizioni europee, trasmettendo un messaggio di unità e armonia nel mondo del calcio. “Non siamo noi a decidere sulle competizioni. Quello che ci interessa domani è vincere una partita di calcio. Vorremmo che il calcio contribuisse a unire le persone, le comunità e le emozioni. Che possa operare per la pace. Vorrei che nelle mie parole si evidenziasse prima di tutto la speranza di raggiungere la pace, poi un aspetto molto diverso riguardante la sicurezza nel calcio, e infine come, attraverso il calcio, possiamo promuovere la pace per un futuro migliore”, concluse.