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Il calcio sudamericano è noto per sfornare talenti straordinari, e uno di questi è senza dubbio il giovane argentino cresciuto nel Ferro Carril Oeste. Nel 1991, la sua carriera prende una piega importante quando partecipa al Mondiale Under 20 in Portogallo.
Tuttavia, la sua avventura non è priva di controversie: durante la competizione, aggredisce un avversario, ricevendo una squalifica internazionale di un anno. Nonostante questo, il suo talento non passa inosservato e viene acquistato dal Real Madrid, che decide di farlo crescere nella squadra satellite, il Real Madrid B.
La sua esperienza in Segunda División si rivela promettente, con 18 gol in 44 partite. Tuttavia, il passaggio alla prima squadra del Real Madrid si rivela difficile, e dopo poco tempo viene ceduto al Real Saragozza. Qui, il calciatore argentino trova finalmente il suo ritmo, contribuendo alla vittoria della Coppa del Re e della Coppa delle Coppe, dove si distingue come capocannoniere del torneo. Nonostante i successi, il suo percorso è costellato da relazioni complicate con i tecnici, che lo portano a cambiare squadra più volte, passando anche per l’Atletico Madrid e l’Espanyol, dove le sue performance non soddisfano le aspettative.
Nel tentativo di rilanciarsi, il calciatore argentino approda alla Juventus, dove le aspettative sono alte. Tuttavia, il suo rendimento è deludente: in un’intera stagione, colleziona solo sedici presenze e zero reti. Questo porta Luciano Moggi a prendere la decisione di cederlo nuovamente, riportandolo in Spagna al Saragozza. Qui, riesce a ritrovare il sorriso, segnando 29 gol in 61 partite. La sua carriera continua tra alti e bassi, con esperienze al Porto e in altre squadre, fino a chiudere la carriera tra Murcia e Newell’s Old Boys nel 2005.
Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, il calciatore intraprende una carriera da allenatore, diventando viceallenatore del Getafe e poi allenatore della squadra riserve del Real Saragozza. Tuttavia, la sua vita personale subisce un duro colpo con la morte del figlio, un evento che lo segna profondamente e lo spinge a tornare in Argentina. Nonostante il dolore, continua a lavorare nel calcio, ricoprendo vari ruoli in diverse squadre, fino a un’esperienza in Giappone. La sua passione per il calcio rimane intatta, così come il suo amore per il tango, che lo porta ad aprire una scuola di danza, un modo per mantenere viva la cultura argentina.
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