Argomenti trattati
Le origini di un talento
Nato il a Carmagnola, un comune in provincia di Torino, Gigi Lentini cresce in un contesto familiare umile, figlio di emigranti del Sud Italia. Sin da giovane, dimostra un talento straordinario per il calcio, attirando l’attenzione dei tecnici del Torino durante un provino al Campo Agnelli nel 1979.
La sua abilità nel dribbling e la sua sfrontatezza in campo lo rendono un giocatore unico, capace di incantare il pubblico e mettere in difficoltà gli avversari.
La carriera nel Torino
Dopo aver fatto il suo esordio in prima squadra a soli 17 anni, Lentini diventa rapidamente un pilastro del Torino.
Nella stagione 1989/90, contribuisce in modo decisivo alla promozione della squadra in Serie A, collezionando 34 presenze e segnando cinque gol. La sua performance non passa inosservata e gli vale la convocazione nella nazionale italiana. Tuttavia, il suo percorso è segnato da un destino beffardo, simile a quello di un altro grande del Torino, Gigi Meroni, scomparso tragicamente nel 1967.
Il trasferimento al Milan e l’incidente
Nel 1992, Lentini viene ceduto al Milan per una cifra record di 18,5 miliardi di lire, un trasferimento che provoca un’ondata di indignazione tra i tifosi granata. Al Milan, sotto la guida di Fabio Capello, continua a brillare, partecipando a importanti competizioni europee. Tuttavia, la sua carriera subisce una brusca frenata a causa di un grave incidente automobilistico nel 1993, che lo costringe a un lungo periodo di riabilitazione. Da quel momento, la sua vita e la sua carriera non saranno più le stesse.
Il declino e la vita dopo il calcio
Dopo un periodo difficile al Milan, Lentini passa all’Atalanta, dove riesce a ritrovare un po’ di continuità. Tuttavia, il suo ritorno al Torino nel 1997 non porta i risultati sperati e, dopo un breve passaggio in altre squadre minori, decide di ritirarsi dal calcio professionistico. Oggi, Gigi Lentini gestisce una sala da biliardo a Carmagnola, lontano dai riflettori, ma con la consapevolezza di aver lasciato un segno nel mondo del calcio. Riflessioni sul suo passato lo portano a riconoscere che, nonostante le sfide, ha vissuto momenti indimenticabili e significativi nella sua carriera.