Il massimo per l’Athletic

Lo so. È un po’ come giocare in piccolo; ma nel mus, a volte, basta per vincere un órdago o accumulare il punto necessario per raggiungere l’obiettivo. Uscendo dal campo, sentivo salire in gola l’amaro sapore dei due punti persi.

Dopo aver ascoltato la conferenza stampa di Valverde, ho recuperato il dolce gusto del punto guadagnato. Il tecnico della squadra rossonera aveva ragione davanti ai microfoni: un punto in più, una partita in meno e il sesto posto, a sei lunghezze di distanza; quasi niente.

È vero, è frustrante tirare in porta 29 volte e segnare solo tre volte, o battere 16 corner senza trovare mai il bersaglio, o inviare 47 cross in area e non sapere neppure come sta il portiere avversario. E in più, siamo consapevoli che una vittoria contro il Leganés – che mi sembra sempre una squadra amatoriale, ma ha appena battuto il Barça in trasferta e l’Atlético in casa, quindi occhio – ci permetterebbe di compiere un grande passo nella corsa alla Champions. Tuttavia, i ragazzi di Borja Jiménez non sono da sottovalutare. Hanno pareggiato sette delle undici partite giocate in trasferta e a San Mamés hanno mostrato una difesa a cinque molto solida e un paio di centrocampisti capaci di muoversi bene. Le loro due conclusioni che hanno colpito il legno ne sono una prova evidente, oltre ad altre opportunità avute. E per chi è pessimista, c’è una statistica a cui aggrapparsi: né Villarreal, né Real Madrid, né Atlético, né Mallorca, né Girona, né Osasuna, né Sevilla sono riusciti a vincere. Hanno una partita in meno per raggiungerci. Addio, tristezza, addio.

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