L’Atlético di Madrid è profondamente preoccupato per le possibili conseguenze che potrebbero derivare dalla situazione di Ángel Correa, legate all’episodio avvenuto nella partita di derby contro il Getafe il 9 marzo. È importante ricordare che il calciatore è stato espulso con un cartellino rosso diretto dall’arbitro Guillermo Cuadra Fernández e che, al momento di lasciare il campo, ha proferito una serie di insulti che potrebbero costargli caro, sopratutto in un momento così delicato della stagione per i rojiblancos.
È fondamentale sottolineare che qualsiasi sanzione derivante dagli insulti si sommerà alla pena per l’espulsione. Entrambi i provvedimenti verranno applicati nello stesso competizione, ovvero LaLiga. Nel referto dell’arbitro del Comitato Balear è stato annotato che Correa ha rivolto frasi ingiuriose, tra cui “figlio di mille puttane, vigliacco.
La conca di tua madre”, dopo essere stato allontanato dal campo per un fallo su Djené al minuto 87, con il punteggio di 0-1 per la squadra di casa.
L’Atlético apprenderà mercoledì, direttamente dal Comitato di Disciplina della Real Federación Española de Fútbol, quale sarà la decisione riguardante la sanzione. La valutazione dipenderà dal fatto che l’organo competente consideri le parole del calciatore come un atto di disprezzo o come un insulto. Nel caso il provvedimento risultasse severo, il club potrebbe presentare ricorso. Se dovesse essere considerato il primo caso, la pena potrebbe consistere in due partite di sospensione.
Nel caso in cui venga interpretato come un’offesa, l’Atlético Madrid teme possibili conseguenze, poiché potrebbe portare a una sospensione che varia da quattro a dodici partite, secondo quanto stabilito dall’articolo 99 del Codice Disciplinare. Questo articolo specifica che “insultare, offendere o rivolgersi in modo offensivo all’arbitro principale, ai suoi assistenti, al quarto ufficiale, ai dirigenti o alle autorità sportive, salvo in situazioni di violazione più grave, porterà a una sospensione di quattro a dodici partite”. L’appellativo “figlio di mille prostitute, vigliacco” rivolto all’arbitro preoccupa il club colchonero, che teme di perdere il giocatore per un lungo periodo. All’interno dell’Atlético Madrid, c’è timore che si ripeta quanto accaduto ad aprile 2019, quando Diego Costa fu espulso al Camp Nou. In quell’occasione, Gil Manzano riportò nel suo referto che l’attaccante italo-brasiliano aveva detto “mi cago en tu puta madre” due volte. “Una volta espulso, mentre si trovava ancora in campo, (Diego Costa) mi afferrò per il braccio in due occasioni per cercare di impedirmi di ammonire i suoi compagni con i numeri 24 e 2”, annotò l’arbitro. Diego Costa ricevette una sanzione di otto partite dal Comitato di Competizione della Real Federazione Spagnola, quattro per aver insultato e offeso l’arbitro Gesù Gil Manzano e altre quattro per averlo afferrato “con leggera violenza” dopo aver ricevuto il cartellino rosso. Sebbene l’attaccante dell’Atlético abbia sempre sostenuto di aver detto “mi cago en mi puta madre” e di non riferirsi all’arbitro, e il club avesse richiesto prove video che dimostrassero l’insulto (le quali non furono mai fornite), il Comitato di Competizione rimase inflessibile.
La sanzione inflitta a Diego Costa ha sido la más severa en la historia del fútbol español, superando la sanción de diez partidos que recibió Pepe del Real Madrid por agredir a Javi Casquero del Getafe. En este contexto, el Atlético de Madrid teme que el castigo a Costa por el insulto dirigido al árbitro sea de alrededor de cuatro encuentros. En 2019, el club colchonero intentó apelar para reducir la pena impuesta a su delantero, pero el esfuerzo resultó infructuoso.
UN PERDÓN QUE PODRÍA MITIGAR LA SANCION
No obstante, el Atlético espera que el arrepentimiento expresado por Correa pueda influir en la decisión sobre su posible sanción. “Desearía disculparme con el árbitro Guillermo Cuadra Fernández por mi reacción después de ser expulsado. Mi respeto por los árbitros es absoluto, y lo que hice no refleja mi carácter. Me sentí muy frustrado por dejar al equipo con diez jugadores en un momento crítico. Espero que acepte mis sinceras disculpas”, declaró Correa en un mensaje en sus redes sociales. También añadió que quería disculparse con sus compañeros, el cuerpo técnico y los aficionados por una acción que no debió cometer, la cual ha tenido graves consecuencias para el equipo.
Según el Código Disciplinario de la RFEF, el arrepentimiento se considera un atenuante que podría reducir la severidad de las sanciones, pero es el Comité Disciplinario el encargado de evaluar esta situación. Generalmente, es más efectivo cuando el jugador se disculpa en persona ante los árbitros en el estadio, en lugar de hacerlo a través de redes sociales o mensajes del club.
PRECEDENTES COMO BELLINGHAM O GREENWOOD
Si el Comité de Competición lo considera, podría interpretar las palabras del jugador del Atlético como una falta de respeto, lo que complicaría aún más su situación.
La penalización en esta ocasión sería más suave, consistiendo en dos partidos. Sin embargo, no se parece al caso de Correa, que incluía un insulto. En el reciente incidente que involucró a Jude Bellingham, quien recibió una sanción de dos partidos, el jugador se dirigió al árbitro con un “fuck you”. Un episodio similar ocurrió el año anterior con Mason Greenwood. Ambos fueron castigados con la misma medida de dos partidos. También existen otros antecedentes de la temporada anterior, como el de Damián, del Getafe, que insultó al árbitro con “la concha de tu madre”, un comentario similar al de Correa en una parte de su reprimenda al juez. En esa ocasión, el Comité de Competición consideró que fue un acto de menosprecio y le impuso una sanción de dos partidos, de acuerdo al Artículo 124, que establece que dirigirse a árbitros o autoridades deportivas en lenguaje despectivo, siempre que no constituya una falta más grave, será castigado con suspensión de dos a tres partidos o incluso un mes. Es importante señalar que en el caso de Correa, hay insultos involucrados, lo que complica la situación.