Il Real Madrid ha lanciato una sfida che ha una risposta concreta: ecco quali sono le norme riguardanti le 72 ore di riposo e l’assenza

Dopo la dichiarazione del Real Madrid riguardante la sua intenzione di non disputare partite se non ci sarà un intervallo minimo di 72 ore di recupero, sollevando una questione importante, resta da vedere se questa posizione verrà effettivamente applicata. In effetti, come già evidenziato, non esiste una regola specifica che stabilisca un numero preciso di ore di riposo tra una gara e l’altra secondo le norme FIFA.

Si tratta piuttosto di una raccomandazione emanata da FIFPRO, che suggerisce di rispettare tale intervallo a favore della salute e del benessere dei calciatori. Questo suggerimento è contenuto in un documento di 40 pagine redatto da questa organizzazione, che rappresenta i calciatori a livello globale.

In particolare, a pagina 16 è indicato: “Le partite complete comportano sforzi muscolari intensi e repentini che possono generare danni e affaticamento, i quali possono perdurare fino a 72 ore”. Inoltre, si sottolinea che un “periodo di recupero insufficiente, inferiore alle 72 ore, è legato a un numero maggiore di sconfitte per le squadre”. Nel 2023, la FIFA ha proposto la formazione di un nuovo gruppo di lavoro focalizzato sul benessere dei giocatori, che ha incluso la questione del riposo di 72 ore, ma finora non sono state adottate decisioni concrete. Ieri sera, l’AFE ha espresso il proprio sostegno al Real Madrid riguardo a questo tema, sottolineando che si tratta di una raccomandazione piuttosto che di una norma vincolante. Già nel 2020, in seguito alla pandemia da COVID, si era discusso in merito a questo riposo nelle trattative tra AFE, LaLiga e RFEF.

Il sindacato ha sollevato la questione attraverso un comunicato in occasione delle trattative relative ai tempi di riposo tra le partite: “le squadre devono affrontarsi con un intervallo minimo di 72 ore, come consigliato anche da FIFPRO”. Tuttavia, questo non si configura come una regola ufficiale. Infatti, non è menzionato nemmeno nell’attuale accordo tra LaLiga e AFE, in vigore dal 2015 e prorogato fino al 2026. L’unico riferimento riguardo alle pause riguarda il riposo dei singoli giocatori, che deve essere di “un giorno e mezzo, di cui almeno un giorno deve essere continuativo, a partire dalla mezzanotte, con la possibilità di concordare tra le parti il godimento del mezzo giorno rimanente, che non potrà essere suddiviso”. Questa è la disposizione in caso di assenza. Resta da vedere quale sarà la decisione futura del club bianco, poiché se verrà stabilito un orario che non rispetta tale prescrizione e non si presenterà, il match potrebbe essere considerato perso. Questo è quanto specificato nell’articolo 80 del Codice Disciplinare della RFEF. Se si verifica un secondo caso di assenza, ciò comporterà l’esclusione dalla competizione e una retrocessione. Nel primo caso, essendo una competizione a punti, “l’incontro sarà registrato come perso dalla squadra inadempiente, con una penalizzazione di tre punti in classifica, dichiarando la vittoria all’avversario con un punteggio di tre a zero”. In caso di una seconda assenza nella medesima stagione, “la squadra colpevole sarà esclusa dalla competizione, con i seguenti effetti: a) In una competizione a punti, verranno mantenuti tutti i punteggi ottenuti dagli altri club fino a quel momento, e nei restanti incontri sarà considerato vincitore l’avversario con un punteggio pari alla media dei gol subiti dalla squadra esclusa”.

Se nel corso della seconda fase della competizione si dovesse verificare una situazione simile, le stesse regole sarebbero applicate alle partite coinvolte. Tuttavia, vanno tenuti in considerazione i punti guadagnati durante la fase preliminare. In caso di violazione, il club potrebbe essere retrocesso e potrebbe dover fronteggiare una penalità fino a 12.021 euro. L’articolo specifica che è considerato come assenza non presenziare a un incontro programmato ufficialmente, sia per motivi volontari che per negligenza evidente. Inoltre, anche se la formazione partecipa, se rifiuta di giocare o se non ci sono abbastanza giocatori idonei, sarà considerata incompleta. Sono escluse da questa interpretazione situazioni impreviste e inevitabili, ma se ci sono fattori riconducibili alla responsabilità del club, ciò potrebbe comportare conseguenze. Sarà interessante osservare quali misure adotterà il Real Madrid. In aggiunta, LaLiga ha smentito che il club abbia mai richiesto un cambio di orario ufficialmente. Ogni richiesta fatta in passato è stata soddisfatta. Come già menzionato, all’Atlético de Madrid è stata negata una modifica della data per una partita di Coppa citando le stesse 72 ore, per cui l’autorità competente ha affermato che tale regolamento non esiste, rimarcando le effettive disposizioni che richiedono tre giorni di anticipo.

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