Imanol, contro corrente?

Da tempo, tutti gli addetti ai lavori comprendono che la scelta strategica più cruciale per il futuro a medio termine della squadra principale riguarda la permanenza del tecnico Imanol. Questa decisione è strettamente legata ai risultati della stagione, ovvero al raggiungimento o meno degli obiettivi stabiliti.

Espressa in questi termini, potrebbe sembrare un’ovvietà, poiché chi nel mondo del calcio non è influenzato dai risultati ottenuti? Certamente, ma nel caso specifico, l’interpretazione di questi risultati potrebbe rivelarsi diversa da quella comunemente ritenuta. Cercherò di chiarire. Da diversi mesi, Imanol ha affermato, contrariamente a quanto dichiarato dal presidente e dal direttore sportivo, che il suo futuro non era affatto scritto e che vi erano ancora capitoli da scrivere prima di prendere una decisione definitiva.

Da qui nasce la celebre affermazione dell’oriotarra: “Devo guadagnarmelo”. L’unico modo per un allenatore di “guadagnarsi” la responsabilità di continuare è attraverso i risultati, ossia mediante il bilancio della stagione in corso. Così formulato, il discorso diventa piuttosto semplice: se la squadra riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati, come la qualificazione per le competizioni europee, allora Imanol prolungherà il suo contratto. Viceversa, se non raggiunge tali obiettivi, Imanol potrebbe decidere di andarsene. Ma, e se la valutazione dei fatti fosse opposta? Se Imanol, pur non avendo raggiunto i traguardi prefissati, decidesse di restare con l’intento di “correggere” ciò che ha rilevato come problematico? D’altra parte, se la Real ottiene nuovamente la qualificazione europea, Imanol, convinto di aver completato con successo il suo lavoro, potrebbe scegliere di salutare.

È fondamentale non trascurare un aspetto rilevante: Imanol è una persona unica, diversa da tutto ciò che lo precede, e le sue motivazioni sono semplicemente “le sue motivazioni”.

Nessuno è profeta in patria.

Questo popolare detto è tornato a galla dopo la prestazione di Mikel Oyarzabal nel recente incontro a Mestalla. In un momento della stagione in cui il capitano della Real Sociedad è messo in discussione da una parte dei tifosi, che sembrano avere il loro centro di influenze in un luogo non ben definito, la portata di ogni osservazione sui social media ha assunto un’importanza notevole. Mikel si sta impegnando a confutare uno ad uno tutti gli argomenti utilizzati da coloro che lo criticano; se non riesce con la sua squadra, lo fa con la nazionale, dove ha segnato gol fondamentali, guadagnando stima e affetto sia da parte dei suoi compagni che dei tifosi. Le dimostrazioni di rispetto da parte di giocatori come Lamine, Nico e Pedri, unite a quelle di chi lo conosce meglio come Le Normand, Merino o Zubimendi, non fanno altro che confermare ciò che molti sapevano già: Oyarzabal è unico… e gioca nella Real. Che sia necessario uscire dalla propria zona di comfort per ottenere riconoscimenti è una verità antica.

Un problema da risolvere

Ormai è chiaro a tutti che la Real Sociedad ha difficoltà a segnare. I dati statistici, sebbene talvolta ingannevoli, non possono mascherare le lacune della squadra in questo aspetto. Durante la pausa per le nazionali, atleti come Kubo, Óskarsson e Oyarzabal sembrano aver sfruttato al meglio il tempo per ricaricare le energie. Ottimo!

Trovo strano…

La domenica, osservando Le Normand e Merino abbracciare Oyarzabal dopo la straordinaria performance dell’eibartarra, ho avuto l’impressione fugace che fossero ancora calciatori della Real. È stata una visione che mi ha riportato a momenti passati, tanto familiari. È strano contemplar le loro giocate e realizzare quasi in contemporanea che non torneranno a casa con Oyarzabal.

Real Madrid supera l’Olimpia Milano in una sfida intensa

Il Bayern Monaco trionfa a Barcellona con una rimonta spettacolare