Sembra che ci siamo quasi: l’ufficialità è l’ultimo tassello mancante. Salvo drastiche modifiche nelle prossime giornate, l’Estadio de Anoeta farà parte dei 11 palcoscenici fissi per il Mondiale del 2030, avendo superato l’ultimo taglio della Federazione Spagnola e del Consiglio Superiore dello Sport.
La FIFA ha tempo fino al 31 luglio per esaminare tutte le candidature in dettaglio e l’ufficializzazione potrebbe non arrivare prima di settembre, ma la corsa di Donostia verso il Mondiale del 2030 sembra ormai intrapresa senza ritorno.
Durante l’incontro di venerdì con la FIFA e gli altri due paesi ospitanti, Marocco e Portogallo, la Federazione e il Consiglio Superiore dello Sport hanno proposto di aumentare a 12 il numero di stadi spagnoli che ospiteranno i match del Mundiale del 2030. Il Marocco contribuirà con sei location, mentre il Portogallo con tre.
Per quanto riguarda Anoeta, le rappresentanze della RFEF e della FIFA che hanno visitato l’area si sono mostrate molto soddisfatte del potenziale e delle qualità dello stadio e dell’ambiente circostante. Ad oggi, rispetta circa il 95% dei requisiti richiesti – l’impianto passerà a 41.000 spettatori – e ci sono sei anni per preparare tutto. Nonostante ciò, ci sono due aspetti che potrebbero rappresentare un ostacolo: è già previsto un altro stadio in Euskadi, San Mamés, mentre altre regioni ne sono prive, e il numero limitato di posti in hotel, un problema ancor più rilevante considerando che il Mondiale si svolgerà nel periodo di massima richiesta, ossia giugno e luglio.
D’altra parte, ci sono altri fattori che sostengono la candidatura di Anoeta e Gipuzkoa. Sono particolarmente attratti dalla vicinanza, facilità d’accesso e, soprattutto, la riservatezza offerta dalle strutture di Zubieta. È un luogo incantevole per allenarsi. Inoltre, la sua vicinanza alla Francia è un vantaggio, poiché consente la presenza di cittadini francesi e forse anche l’organizzazione di una partita della squadra francese “bleus” a Donostia. Non ci sono problemi in termini urbanistici, infrastrutturali o di sicurezza; tra le altre cose, ci sono quattro aeroporti a meno di 100 chilometri di distanza.
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