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Le barrette proteiche sono degli snack ricchi di proteine, apprezzati principalmente da chi vuole limitare l’apporto di grassi e carboidrati. Negli ultimi anni questo prodotto si è diffuso notevolmente nel mercato, tant’è che oggi è possibile trovarne di diverse tipologie. I motivi legati alla diffusione a macchia d’olio delle barrette proteiche nel nostro Paese e non solo, sono molteplici. Innanzitutto, si tratta di comodi snack da consumare velocemente al lavoro, all’università o durante gli allenamenti. Inoltre, in virtù delle loro proprietà, vengono utilizzati anche per integrare la propria alimentazione. Vista la quantità notevole di barrette proteiche che generalmente si trovano oggi sugli scaffali, quali sono i fattori da valutare per poter scegliere delle barrette proteiche di qualità? Di seguito quelli principali.
Uno dei fattori principali da considerare per la scelta di una barretta proteica è la quantità di proteine in essa contenute. È bene precisare che, secondo quanto stabilito dalle linee guida dell’Unione Europea, una barretta per definirsi “proteica” deve contenere almeno il 12% di proteine. Inoltre, le proteine devono fornire almeno il 20% del valore energetico totale. In commercio, però, è possibile trovare anche barrette in cui le proteine rappresentano il 30-40% del valore energetico totale, che consentono di soddisfare il fabbisogno di 20 grammi di proteine mangiando un semplice snack da 60 grammi.
Per scegliere una barretta proteica è necessario considerare, come prima cosa, le fonti proteiche, che possono essere sia vegetali che animali. Tra le più utilizzate per la produzione di questi alimenti ci sono:
Uno snack proteico non dovrebbe contenere più di 5 grammi di zuccheri. Per ottenere un sapore gradevole anche senza zucchero, spesso si utilizzano i dolcificanti. Questi ultimi possono essere suddivisi in base alla loro origine. Quelli naturali, come la stevia e la taumatina, derivano direttamente dalle piante, mentre quelli sintetici (ad esempio eritritolo, xilitolo e maltitolo) sono creati attraverso processi chimici che riproducono la struttura dei dolcificanti naturali. Altri dolcificanti sintetici, come sucralosio, aspartame e acesulfame K vengono ottenuti tramite procedimenti chimici specifici.
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