Non c’è nulla da eccepire riguardo Le Normand

Coloro che mi conoscono, sono a conoscenza della mia specifica ammirazione per quest’uomo da molto tempo. Prima era l’uomo che mi affascinava, quando era solo un giovane calciatore in crescita. L’ho raccontato molte volte: un individuo che, appena arrivato a Zubieta per il suo primo allenamento con la squadra di riserve, ammette di non avere il livello richiesto per giocare in questa squadra e dice ai suoi genitori che probabilmente dovrà tornare a casa, mi sembra di una onestà straordinaria, e ciò lo descrive come persona.

Il resto è una storia di superamento, di abbattimento delle barriere che lo separavano dall’eccellenza, giorno dopo giorno, fino a raggiungere il livello presente.

Le incertezze iniziali riguardo le sue capacità sono state gradualmente sostituite da una fase di crescita costante, che lo ha trasformato in uno dei difensori più solidi della Liga.

La sua concentrazione e il suo desiderio di apprendere gli permetteva di assorbire tutto ciò che gli allenatori gli proponevano. Era sempre una sicurezza, ma alla fine è diventato il migliore. Ora nessuno dubita delle sue abilità come calciatore, e dispone ancora di ampio margine di miglioramento che, con tutte le probabilità, cercherà di sfruttare fino al limite nel suo nuovo contesto. Ma Robin è stato molto più che un calciatore per la Real Sociedad. Si è sempre considerato un prodotto del settore giovanile della squadra, perché ha “imparato a giocare a calcio” qui, ed ha incorporato i valori del suo club a partire da una radicata umiltà. Come pochi, è riuscito a creare un legame con i tifosi dell’Anoeta, che vedevano in lui il calciatore che, partendo dal basso, si fa strada, il suo spazio, nella squadra e nel cuore delle persone. Era sempre il primo a rivolgersi ai tifosi della Zabaleta, coinvolgendo i suoi compagni, per ringraziarli del sostegno ricevuto, qualunque fosse il risultato di quel giorno. E fu il primo a recarsi in quella altra curva, quella familiare, talvolta ingiustamente dimenticata, per ripetere il rituale in quella zona del campo. Cosa si può obiettare? Che vada all’Atletico Madrid? Non è un crimine, nonostante il dispiacere di alcuni, né è il primo calciatore a farlo.
Il valore di un’immagine.

È stata indubbiamente una delle immagini più significative e toccanti catturate nelle ultime ore di Le Normand con la Real Sociedad: il calciatore bretone, in primo piano, si copre il volto con le mani per nascondere le lacrime durante l’addio di fronte ai suoi compagni di squadra e ai dipendenti del club. Sullo sfondo, quasi indistinta, l’immagine di un Imanol sconsolato che cerca ancora di metabolizzare le conseguenze dell’addio di uno dei suoi calciatori più amati, nonostante la decisione fosse stata presa molto tempo prima. Imanol di Orio non avrebbe mai voluto che ciò accadesse, dato che, meglio di chiunque altro, conosce il valore di Robin e, infatti, è stato uno degli artefici principali del suo successo professionale, insieme allo stesso giocatore. Imanol è ben consapevole del fatto che la Real Sociedad, nonostante l’importante entrata finanziaria che deriva dal trasferimento, non ne trae vantaggio, in quanto perde un elemento di grande valore nella difesa e un vero leader di squadra. È così consapevole di questo che l’addio di Robin solleva notevoli dubbi sulla sua possibile sostituzione, nonostante alcuni sembrino non volerlo vedere. Attualmente si sta pensando di ingaggiare un giocatore esperto per compensare questa perdita.

È doveroso anche menzionare un’altra questione che preoccupa il club: i centravanti Carlos e Sadiq. Entrambi hanno contratti in corso, ma, se possibile, si cercherà di collocarli in altre squadre per fare spazio a nuovi innesti. Con tutto il rispetto dovuto ad entrambi, sembra che il club abbia già deciso di fare a meno dei loro servizi.

Al termine della scorsa stagione, Imanol mostrava un sorriso malizioso quando gli veniva chiesto della preparazione pre-stagionale e della sua gestione. Questa avrebbe dovuto essere molto diversa rispetto alla precedente, che aveva lasciato l’allenatore molto insoddisfatto. Tuttavia, alla fine, per una ragione o un’altra, allenarsi a casa, come preferiva, non è avvenuto come previsto. Con molti giocatori mancanti e un imprevisto viaggio in Giappone, non si può dire molto di più!

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