Una sconfitta nella prima giornata del torneo è stata sufficiente per aprire completamente la scatola del tuono. A seguito dell’intoppo con il Rayo, sono emerse tutte quelle voci critiche che erano rimaste nascoste nelle ultime settimane, che tutti sapevamo esistere, ma che aspettavano il momento giusto per assumere un ruolo di rilievo.
Ricordo l’ultima conferenza stampa di Imanol la scorsa stagione. Erano tempi felici. La squadra si era qualificata di nuovo per l’Europa, e quando gli chiedevamo della stagione pre-campionato, l’intervistato non riusciva a nascondere un sorriso di soddisfazione, dato che i suoi piani di lavoro erano significativamente diversi da quelli della stagione precedente.
E riguardo alla partecipazione di calciatori del Real in diverse squadre durante gli eventi internazionali estivi, tutto era apprezzamento, perché questo era solo il riflesso del buon lavoro svolto.
Se avessimo avuto l’opportunità di osservare il volto dell’allenatore nelle settimane seguenti attraverso uno spiraglio, avremmo notato una graduale metamorfosi del suo espressione, corrispondente agli sviluppi degli eventi e all’insuccesso dei piani. Cominciarono ad emergere complicazioni a partire dai cambiamenti nel lavoro pre-stagionale, compreso un lungo viaggio. La partenza di due pilastri della squadra, due giocatori tra i più attivi nelle ultime stagioni, che lo stesso Imanol avrebbe definito insostituibili, ha reso la situazione ancora più delicata. La tardiva unione al lavoro di gruppo è stata causata dalla lunga e allo stesso tempo vittoriosa partecipazione internazionale alla Coppa Europea e alle Olimpiadi. Se mettessimo a confronto la foto dell’espressione facciale di Imanol nel 25 di maggio con quella della scorsa domenica, noteremmo sostanziali differenze, che evidenziano l’inquietudine dell’allenatore a meno di due settimane dalla chiusura del mercato. Dovremmo giocare con ciò che abbiamo? Ovviamente, non ci sono altre opzioni. Ma è anche vero che l’attuale livello di aspettative per la squadra è inferiore a quello delle precedenti stagioni.
Roberto Olabe ha dichiarato in più occasioni che il ruolo di un direttore sportivo non si limita all’ingaggio di giocatori, ma non si può negare che questa sia la parte più visibile del suo lavoro e una di quelle con il maggior impatto. Purtroppo, le cose non stanno andando come previsto.
Uno dei dibattiti più accesi di recente riguarda la scarsa efficacia delle operazioni relative alla posizione dell’attaccante, che, oltre ad essere costose, si sono rivelate poco produttive. È evidente che, per qualsiasi motivo, i calciatori assunti non hanno soddisfatto le aspettative. Olabe e il suo team hanno commesso un errore? Adesso sarebbe facile dire di sì, ma non sarebbe del tutto equo. Potremmo parlare di errori evidenti se, contro ogni ragionevole prevedibilità, avessero ingaggiato un calciatore. Ma quando i calciatori a cui facciamo riferimento sono stati annunciati, tutti abbiamo applaudito le operazioni, considerandole un passo avanti per la crescita della squadra. Nessuno ha detto che erano scarsi, che la Real Sociedad aveva sbagliato. Dire così ora, in retrospettiva, sarebbe almeno opportunistico. Il fatto che le cose siano andate molto male è un dato di fatto. È tempo di reagire, e siamo in ritardo!
Una vera incognita
Questo è ciò in cui si è trasformata la stagione 2024-25 per la Real Sociedad, un’incognita da risolvere. Le incertezze sono così profonde che nessuno osa fare una previsione. I sentimenti sono di dubbio, sfiducia e un po’ di paura, quando eravamo abituati a procedere con sicurezza e determinazione, consapevoli che ogni anno rappresentava una nuova sfida da superare. Tutto è possibile, ma oggi nessuno ha certezze.
Remare prima della regata della Concha
Toshack aveva l’abitudine di dire che la Liga per la Real non iniziava veramente fino a quando non erano passate le regate della Concha. Questa stagione, prima delle olimpiadi del remo, si giocano quattro partite di Liga, e la prima è già finita con una sconfitta. La squadra non può permettersi di rilassarsi fino alla quinta giornata, perché ciò significherebbe entrare in una dinamica di partenza pericolosa.