La partita è iniziata e il Valladolid ha cercato di anticipare le proprie linee. Dovette rientrare subito dopo aver raccolto il primo pallone dagli undici di Hansi Flick, con evidente dispiacere tattico. Infatti, abbiamo visto Casadó nel ruolo di centrocampista. Il gioco interno, preciso, di Pedri e Olmo generava un’attrazione tale che lasciava più libertà a Lamine, Raphinha, Balde e Koundé.
Questo era fondamentale per gli interessi di Robert Lewandowski, che poteva quasi sempre muoversi nell’area di Jakob Hein. Il Barça non ha concluso la partita nel primo quarto d’ora, ma ha lasciato un’impressione di potere enorme. Per i giocatori di Pezzolano, era un tormento non sapere come contrattaccare il gioco verticale (e veloce) del Barça.
L’ospite cresceva sempre, sia dall’esterno che dall’interno. Era solo questione di tempo e di un buon ultimo passaggio, come dimostrato da Cubarsí e Lamine, fornendo i primi due gol: al 20′ per Raphinha e al 24′ per Lewandowski rispettivamente. Ma la squadra di Flick voleva di più; molto di più. Dominavano in tutte le zone del campo.
Prima della pausa, Koundé ha concluso un corner portando il punteggio sul 3-0. Nonostante un colpo di Olmo al palo, un gol negato per pochi centimetri e le fortunate deviazioni della squadra ospite, l’incessante attacco del Barça non ha minimizzato. In ogni area del campo il Barça aveva sempre più giocatori rispetto alla squadra bianco-viola. Questo includeva l’area di Hein, Javi Sánchez, Cömert e Hein, rappresentati dall’acronimo C.V.R.F., che significa concentrazione, velocità e resistenza fisica. Questo lavoro collettivo era essenziale per permettere a Casadó di distribuire velocemente il gioco e per mantenere Cubarsí e Iñigo Martínez in zona avversaria con la palla. Quando non avevano la palla (cosa rara perché recuperata rapidamente dai compagni di squadra di Ter Stegen), vedere Lamine, Olmo e Raphinha dare una mano alla difesa era notevole. Al termine del primo tempo, alcuni pensavano che ci sarebbe stato un rallentamento o un calo di attitudine da parte del Barça. Ma non è stato così, per il Valladolid la tempesta non è mai passata.
Raphinha volava, mentre Pedri, Olmo e Lamine si facevano strada tra gli avversari.
Era divertente vedere il Barça giocare, ma ancor più exciting constatare che per ogni gol segnato o occasione creata, il team ne voleva sempre di più. Un grande dispiacere per il giovane portiere Hein, sopraffatto dal lavoro accumulato. E il secondo tempo è stata un’altra dimostrazione di potenza e fame da parte del Barça. Nonostante i cambi di Pezzolano, o il caldo pomeridiano a Montjuic, la squadra di Flick, con Fermín, Eric Garcia, Sergi Domínguez, Ferran Torres e infine con Pablo Torre, ha continuato a giocare al massimo fino al fischio finale.
Raphinha ha concluso la sua splendida partita segnando il 4-0 e il 5-0, altri due gol per raggiungere il Hat-Trick. Dani Olmo ha sigillato con stile, scegliendo di tirare, il 6-0, mentre Ferran ha chiuso la sfida segnando il settimo gol grazie ad un passaggio del sempre presente Raphinha. Festa a Montjuic. Il team blaugrana ha svolto un lavoro impeccabile, mantenendo la sua solidezza per quasi 90 minuti. Strepitoso primato.