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Imanol non ha la possibilità di saldare quel conto

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Se parlassimo di pallacanestro, la Real avrebbe quasi il dovere di chiedere un ‘time out’, con l’obiettivo di rallentare il tempo, ristrutturare il pensiero e progettare una nuova strategia prima di procedere con la partita. Sono molte le vicissitudini accadute recentemente attorno alla squadra principale che risulta praticamente impossibile gestirle con naturalezza e tranquillità, come se non fossero mai successe.

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Ma c’è un punto in particolare che scatena l’allarme, che risveglia quelli che erano distratti, ancora in modalità vacanza, ad una realtà che non avevano previsto, che continua a sorprenderli. È quando il presidente annuncia la fine di un’era, una incredibile serie di successi, che sembrano essere arrivati al termine. Il presidente Aperribay, per la prima volta, parla di un ciclo – lui lo chiama libro – concluso, e inaugura un’era differente, un nuovo libro, proiettato verso i prossimi cinque anni, circa. La ragione principale di questo cambiamento drastico è implicitamente ammessa dallo stesso Aperribay, quando dichiara che, se Le Normand e Merino non se ne fossero andati, avrebbe probabilmente potuto ancora scrivere qualche pagina del precedente libro. Di conseguenza, la domanda inevitabile è: perché, avendo potuto prevedere che ciò sarebbe potuto accadere, non sono state adottate le misure correttive adeguate, o almeno non con la fermezza e la determinazione che hanno contraddistinto questa direzione sportiva negli ultimi anni? L’impressione che si può trarre da tutto ciò è che stiamo entrando in una fase di transizione, aspettando tempi migliori. Ma, se le cose non vanno come speriamo, chi sarà pronto a pagare le relative conseguenze? Io so, e tutti sappiamo, quale sarebbe la prima linea di difesa a cadere, perché questa è la regola del calcio, ma ciò non la rende più giusta.

Nella ricerca di risultati, l’allenatore deve lavorare con attenzione e immediatezza, non aspettando due anni. Se i risultati non si materializzano, Imanol dovrà preparare le valigie e cercare servizio altrove. La Real, quella attuale, deve continuare a essere competitiva, senza sosta. Non è un periodo positivo per l’espressione artistica. Dopo l’esperienza difficile a Getafe, con una delle peggiori prestazioni della Real sotto la guida di Imanol, e una serie di infortuni preoccupanti, il tecnico di Orio non avrà altra scelta che rimettere insieme i pezzi e riorganizzare il team nel modo più decoroso possibile. L’assenza di Traoré è significativa, ma senza dubbio l’assenza di Brais nel centrocampo può avere conseguenze importanti. Dopo la partenza di Merino, in attesa del recupero di Zubimendi e Turrientes, il galiziano si è imposto come guida di questa squadra nel centrocampo, iniziando la stagione con grandi aspettative e dimostrando di essere quel talento che, sotto l’ombra di Merino, è cresciuto silenziosamente e ha rivendicato la sua posizione di leader. Ora che il navarrese se ne è andato, il calciatore di Mos è fuori per un tempo difficile da stabilire. Per il calcio poetico di questi calciatori non è un periodo ideale, senza di loro l’approccio cambia notevolmente. Sarà difficile adattarsi ai nuovi ritmi, ma non c’è altra possibilità. La destra era uno dei settori meglio forniti della difensa della Real solo pochi mesi fa, tanto che si rese necessario ridurre il numero di candidati. Erano rimasti in tre…ora soltanto due, dopo l’infortunio grave di Traoré.

Odriozola, un veterano che punta a ritrovare la sua forma migliore e Aramburu, un debuttante con tanto potenziale. La somma dei due, per me, continua a fare senso. E’ ritornato più forte Aihen dopo più di 200 giorni di assenza, uno dei pochi aspetti positivi da salvare dalla partita scarsa contro il Getafe. Nonostante le situazioni che sembravano metterlo in svantaggio, il nativo di Etxauri ha sempre saputo trovare il modo di prevalere e sembra che questa non sarà un’eccezione. In effetti, abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lui dopo la partita e l’ho notato..come dire… in forma?

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