La vita entusiasmante dei Williams arriva a Donostia si trasforma in una storia di passione

I fratelli Iñaki e Nico Williams lasceranno lo stadio di San Mamés per portarsi sul tappeto rosso del Festival di San Sebastián questo venerdì. Un documentario si immerge nelle loro esistenze, illustrando la loro evoluzione come calciatori, insieme alla loro vita familiare e alla fragilità implicita nell’essere coloro che dovrebbero sempre eseguire perfettamente nel momento in cui toccano la palla.

“Los Williams” debutta nella sezione Zinemira del festival di San Sebastián e il suo regista, Raúl de la Fuente, discute il film con EFE. Il documentario segue i calciatori dell’Athletic dai tempi del mondiale in Qatar, dove Iñaki ha giocato per la squadra del Ghana e Nico per quella spagnola, fino all’Europeo, vinto dalla Roja.

Non mancano scene dell’estasi che si è scatenata quest’anno a Bilbao quando l’Athletic ha conquistato la vittoria nella Copa del Rey, un momento di grande gioia per i Williams. Tale felicità contrasta con la delusione che Nico ha confessato di aver provato l’anno precedente quando due suoi tiri mancati in una partita contro Osasuna li hanno esclusi dalla finale dello stesso torneo.

Il film è costellato, dall’inizio alla fine, da un’altra storia, quella di un bambino ghanese che pesca nel lago Volta e vede nei famosi calciatori un sogno di fuga verso l’Europa in cerca di un futuro migliore.

“Questo bambino rappresenta l’alter ego di Iñaki, illustra cosa sarebbe successo ai Williams se i loro genitori non fossero riusciti ad arrivare fin qui” dal Ghana, spiega De la Fuente. Ritiene sia “doloroso e non corretto” che ci siano bambini in Africa che aspirano a un sogno che la maggior parte non potrà realizzare.

“Desiderano venire in Europa, è un fatto, ma non è qualcosa che il film cerca di promuovere. Il caso dei Williams è un’eccezione e non rappresenta un modello,” sottolinea.

De la Fuente, noto per il suo celebre film d’animazione ‘Un giorno in più con la vita’ che ritrae il soggiorno del giornalista Ryszard Kapuściński in Angola durante le fasi di indipendenza da Portugal, ha un profondo interesse per l’Africa e i suoi abitanti. Nel suo ultimo progetto, prodotto da Fremantle e Kanaki Films, ha voluto “fondere identità”.

Ci racconta la storia di due ragazzi nati a Bilbao (Iñaki) e Pamplona (Nico) da genitori africani, “provenienti dalle classi più povere e che sono fieri della loro eredità nera”. Sono il “basque black power” come li denomina il regista, o come dice Iñaki nel film: “mi sento un nero basco, un ‘beltza’ in più”.

De la Fuente rivela che, inizialmente, i due hanno respinto l’idea del progetto poiché “amano il quotidiano e l’anonimato”, ma alla fine hanno accettato di “aprirsi” alla telecamera, raccontando anche dei momenti in cui soffrono per i propri errori, o quelli degli altri, come quando devono sopportare il razzismo dal pubblico negli stadi.

Il regista descrive Iñaki, che ha appena compiuto trent’anni e che è più grande di otto anni rispetto al suo fratello, come un adulto “con le idee molto chiare”. “In Nico, si vede più la trasformazione del personaggio”, commenta.

“Nico è il capolavoro di suo fratello. Un individuo buono, con dei valori, trasformatosi in un ottimo calciatore, che nutre il sogno di accompagnare un giorno a ritirare il Pallone d’Oro. È molto fiero di lui”, racconta De la Fuente di Iñaki Williams, il quale si è preso cura del fratello minore quando loro padre dovette trasferirsi in Inghilterra per lavoro e la madre si ritrovò a fare tre lavori per mantenerli.

Il regista di questo film ha constatato che i due calciatori “rimangono gli stessi”, e che Nico trova grande gioia ogni volta che ritorna a Buztintxuri, il suo quartiere di Pamplona, per togliersi la maglia e giocare con i ragazzi del posto.

“Tuttavia, qui la coraggiosa è stata sua madre, María, lei ha segnato il gol migliore”, sottolinea De la Fuente riguardo la matriarca, che trent’anni fa ha attraversato il deserto assieme al marito in un viaggio rischioso che è finito a Bilbao.

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