Cronaca del disamore

Il passaggio dall’amore al disincanto non ha bisogno di prove scientifiche: la vita è costellata di storie di intensi fervori che, apparentemente eterni, si spengono in un batter d’occhio. Se il calcio rispecchia l’esistenza, nessuno aveva dubbi che questo sabato il RCDE Stadium sarebbe stato ostile per chi, con il numero ’10’ del Mallorca, tornava a calcare il campo davanti a una tifoseria che non molto tempo fa lo venerava.

Ed è stato proprio così: Sergi Darder si è reso conto rapidamente che ogni sua azione era accompagnata da un coro di fischi. Per questo motivo, il giocatore di Artà non è riuscito a essere quel punto di riferimento offensivo né quella guida che era stato per i suoi compagni e per l’Espanyol. Durante i sessanta minuti di gioco, ha mostrato poche tracce della sua classe. È uscito dal campo tra fischi assordanti, davanti a 24.434 tifosi riuniti all’RCDE Stadium per un match cruciale per la squadra di Manolo González. Tutti, tranne i quasi 700 sostenitori del Mallorca, naturalmente. La partita è iniziata con l’inedita scena degli undici titolari dell’Espanyol accompagnati da altrettanti cani, nell’ambito della campagna “I pericos non abbandoniamo mai”, che presentava anche la formazione con i nomi dei cani protagonisti. Forse ispirati da questa iniziativa, i tifosi dell’Espanyol hanno vissuto un altro “giorno da cani”, con un finale però felice, questa volta.

Pochi avrebbero potuto immaginare che, dopo il secondo gol, il momento di pausa avrebbe portato a un finale di partita così teso per la squadra biancazzurra. Con addirittura 11 minuti di recupero, il fischio finale dell’arbitro si trasformò in un sospiro da parte di oltre 24.000 spettatori, accompagnato da un coro unanime che fece svanire completamente quanto racimolato da Sergi Darder.