È vero che dalle cabine radio dello stadio di Anoeta – o meglio, Reale – e con le cuffie indossate, la percezione dei suoni provenienti dalla tribuna è piuttosto limitata. Tuttavia, domenica scorsa, durante la partita contro l’Atlético, mentre i calciatori lasciavano il campo per l’intervallo, mi è sembrato di avvertire qualcosa di insolito nell’aria.
Così, ho deciso di togliere le cuffie… e di ascoltare. E cosa ho sentito? Questo era il punto… non c’era alcun suono, nessun rumore. O avevo perso completamente l’udito, oppure tra le 32.000 persone sugli spalti regnava un silenzio totale.
La tifoseria della Real non sembrava avere né la forza né il desiderio di esprimere le proprie emozioni in quel momento, anche se, forse, lo faceva in un modo tutto suo. Si dice spesso che, a volte, il silenzio è più assordante di una lamentela, poiché la lamentela implica un certo coinvolgimento, mentre il silenzio suggerisce abbandono. Non intendo dire che i tifosi avessero abbandonato il proprio team, specialmente considerando l’inizio anomalo di questa stagione, ma quel silenzio inquietante tra gli spalti colpiva in modo particolare, dal momento che normalmente in quei frangenti il pubblico manifesta le proprie emozioni attraverso vari comportamenti: applaude la sua squadra, insulta gli avversari o fischia l’arbitro. Ma questa volta non è stato così. Non c’era nulla di tutto ciò, solo un silenzio opprimente. E, probabilmente, non esiste sensazione più triste di quella di sentirsi soli, circondati da 32.000 persone.
Sono consapevole che il pubblico di Anoeta ha una sua unicità rispetto a quello del Pizjuán e di San Mamés. Entrambi non sono da considerare migliori o peggiori, semplicemente diversi. Quello che appare evidente è la loro lealtà, dimostrata nel corso degli anni. Tuttavia, è stato decisamente inquietante percepire quel “silenzio” nello stadio. Poi, con la rete di Sucic, l’atmosfera è tornata viva. La gente era ancora presente. Bene! Il reclutamento continua.
È chiaro che l’avvio di stagione della Real Sociedad non rispecchia le attese, né tantomeno le abitudini consolidate negli anni recenti. In precedenti articoli abbiamo già ipotizzato varie spiegazioni che potrebbero chiarire questo sorprendente inizio. Ora, è essenziale mobilitare tutti i giocatori, dal numero uno al venticinque, persino al ventinove, considerando la profondità della rosa di quest’anno. Pian piano, affrontando le sfide che si presentano, Imanol sembra riuscire a recuperare i suoi uomini giorno dopo giorno. Resta da scoprire quale possa essere il costo di questo processo di reintegro fino alla sua conclusione.
Calciatori come Oyarzabal, Odriozola, Sadiq e Kubo stanno mostrando segni di miglioramento che fanno sperare. Altri, senza citare nomi per non urtare sensibilità e considerando la soggettività delle opinioni, sono ancora in una fase iniziale. Tuttavia, la competizione non aspetta e inizia con chi è pronto; quindi, è fondamentale accelerare il reclutamento.
Un’immagine non basta. L’affermazione decisa del presidente Aperribay, che ha conferito a Luka Sucic l’importante compito di rimpiazzare Mikel Merino, che è quasi impossibile da sostituire, sembra non aver ancora giovato al calciatore croato, il quale ha solo accennato a dimostrare il suo potenziale. Domenica scorsa, ha salvato la sua squadra con un gol straordinario, ma ci si aspetta da lui molto più che un semplice momento memorabile.
Il ‘Búfalo de Caracas’ è il soprannome di Jon Mikel Aramburu in Venezuela, e osservando le sue prestazioni in campo è facile capire perché lo definiscano in questo modo. Ha disputato pochi incontri con la Real, ma è già riuscito a conquistare i cuori dei tifosi e il rispetto degli avversari. È un giocatore ricco di passione, energia e dedizione. Un vero privilegio averlo.